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Paolo Calissano, "non è stato suicidio". L'accusa dell'ex compagna: tutti gli avevano voltato le spalle

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Si indaga per omicidio colpo sulla morte di Paolo Calissano, il noto attore di fiction trovato senza vita nel suo appartamento di Roma, noi zona Balduina. L'ex compagna Fabiola Palese è stata sentita dai carabinieri: è stata lei a trovare il cadavere dell'ex, con il quale era in ottimi rapporti, e a chiamare e il 112 dopo essere entrata nell'appartamento, di cui aveva la chiave. 

La donna, 43 anni, ha raccontato quegli attimi tremendi in una intervista. "La serratura non aveva le mandate inserite. Qualcuno afferma che era morto da almeno 48 ore, ma non è vero. Ci avevo parlato il giorno precedente nel primo pomeriggio e la sera di mercoledì, alle 20.18, Paolo ha effettuato il suo ultimo accesso su WhatsApp" dice Palese al Messaggero. Il cellulare di Calissano è stato preso in consegna dalle forze dell'ordine per essere analizzato.

 

I due sono stati insieme dal 2013 al 2019. Ma anche per combattere i rispettivi problemi, come gravi lutti in famiglia, hanno continuato a frequentarsi con affetto.  "Avremmo dovuto passare insieme il Capodanno, come già fatto per il Natale esorcizzando la tristezza", le sue parole. Poi non ha risposto al telefono nonostante un impegno in famiglia, in seguito la tragica scoperta. 

"Io non credo assolutamente al suicidio. Non era da lui. Ne ha vissute tante e tante ne abbiamo superate insieme e si è sempre rialzato. Piuttosto credo che non abbia retto a tutti i farmaci che prendeva per via della sua depressione" dice la donna che ipotizza dunque un gesto involontario. "In queste ultime settimane era andato molto giù e le feste di Natale lo angosciavano amplificando il suo sentirsi solo. Io penso che abbia fatto un qualche pasticcio nell'assumerli, un bombardamento di psicofarmaci, ma non con l'intenzione di togliersi la vita" spiega l'ex compagna.

 

Calissano in passato era stato condannato per aver ceduto droga a una ragazza brasiliana poi deceduta, ed era stato trovato alla guida dopo aver assunto cocaina. Ma droga non c'entrerebbe con la morte. "No, per come lo conoscevo io e per il profondo legame che avevamo ancora, lo escludo. Però, ovviamente, non vivevo più nella sua stessa casa. Sono convinta, tuttavia, che i carabinieri chiariranno che non c'entra nulla" spiega.

Il particolare della porta di casa, chiusa ma senza mandate, potrebbe far pensare che l'attore non fosse solo la momento del decesso. "Mi sembra difficile, in quella casa entravamo praticamente solo io e il domestico, ma lo verificheranno le indagini. Lui ormai non usciva quasi più, si era lasciato andare e forse era tornato a prendersi le benzodiazepine in dosi massicce per riuscire a dormire. A ottobre si era fatto ricoverare in una clinica per risolvere il problema del sonno, gli avevano dato un'altra cura ma non aveva sortito gli effetti sperati. E quindi, forse, era ricaduto in quella dipendenza".

Gli episodi giudiziari gli avevano stroncato la carriera. "Gli avevano attaccato una etichetta addosso. Il mondo dello spettacolo gli aveva voltato le spalle, ma lui voleva una chance di riscatto che nessuno gli ha concesso", spiega la donna che rivela: "Continuavano a offrirgli particine o a chiamarlo solo per interviste in cui piangersi addosso. Ma si rifiutava perché aveva grande dignità".

Negli ultimi tempi proponeva le sceneggiature che scriveva ma "gli hanno chiuso tutte le porte in faccia. Sono sicura che se avesse avuto un'opportunità si sarebbe ripreso. Invece, passavano le settimane e lui si scoraggiava".

 

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