anche i professionisti
Allarme nel mondo dello sport: obbligo di vaccino per gli atleti professionisti
Lo sport accelera verso l'obbligo vaccinale. È quanto emerge dall'aggiornamento delle Faq del governo - le domande frequenti - su Covid 19 e discipline sportive, visto che dal 10 gennaio sarà necessario il «super» green pass per accedere agli impianti. Il documento permette di trarre delle indicazioni in attesa che vegano pubblicate le linee guida, ma la tendenza sembra sempre più orientata ad accantonare l'opzione tampone. Attualmente gli atleti possono accedere alla pratica previa vaccinazione, guarigione dal virus o con test nasofaringei, ma con questo giro di vite sarà impossibile accedere a campi, palestre e spogliatoi. L'articolo 17 infatti riporta che la certificazione verde rafforzata sarà necessaria «a partire dal 10 gennaio 2022, in zona bianca, gialla e arancione» per «l'accesso a eventi e competizioni sportivi» e «a servizi e attività di piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all'interno di strutture ricettive (...) limitatamente alle attività al chiuso, nonché agli spazi adibiti a spogliatoi e docce». Un pugno duro contro il virus che non risparmierebbe nemmeno gli sportivi professionisti, poiché l'articolo 20 precisa che «il possesso della certificazione verde è richiesto anche per gli atleti agonisti o di rilevanza nazionale che accedono ai servizi e attività per i quali la normativa lo prevede», sgomberando il campo dall'alternativa del tampone per no-vax e scettici.
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Se da un lato è difficile immaginare una deroga per lo sport di vertice nel pieno dell'ondata di contagi, dall'altro la svolta potrebbe creare più di un grattacapo alle squadre professionistiche. La difficoltà più immediata riguarda proprio il rilascio della certificazione dopo la prima dose, per cui sono necessari quindici giorni, che nel caso della Serie A di calcio obbligherebbe i club a rinunciare ai calciatori in attesa di lasciapassare per un paio di turni di campionato il 6 e il 9 gennaio. I dati sulle vaccinazioni sono riservati, ma sarebbero circa una ventina i giocatori non vaccinati della massima serie, tra cui qualche nome di spicco. Il rischio è di arrivare a situazioni estreme come quella vissuta in Nba dai Brooklyn Nets con Kyrie Irving. Il cestista è stato messo fuori squadra alla vigilia della stagione per un divieto simile che impediva ai non vaccinati di accedere ad arene di gioco in città. La guardia avrebbe potuto soltanto allenarsi e disputare le gare in trasferta nei campi senza restrizioni, circostanza che ha spinto i bianconeri a non utilizzare «giocatori a mezzo servizio». Il paradosso è che nel pieno dell'emergenza che ha colpito la lega americana, i Nets sono stati costretti a reintegrare Irving in squadra, per poi perderlo il giorno stesso per la positività ai tamponi di controllo.
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Il virus intanto non allenta la propria morsa, se nel calcio è arrivato lo stop a Udinese-Salernitana nel turno prenatalizio, nel basket sono saltate sei delle otto gare di Santo Stefano, inclusa la super sfida Olimpia Milano e Virtus Bologna. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, ha già aperto all'ipotesi della vaccinazione obbligatoria per calciatori e staffe per l'istituzione di un super green pass sportivo, per scongiurare interruzioni del campionato, rinvii di partite e battaglie a colpi di Asl e ricorsi come accaduto nello scorso campionato.