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Contagi boom con Omicron, ma niente paura: possiamo conviverci

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Franco Bechis
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Ieri è stato il giorno record dei contagi in gran parte d'Europa e anche nel resto del mondo. Con una rapidità che nemmeno gli esperti avevano immaginato la variante Omicron è diventata la padrona del virus ovunque. In Italia 78.313 casi, in  Francia 179.807, in Inghilterra 117.000, negli Stati Uniti si è superata per la prima volta in questi due anni quota 500 mila (il record precedente era 303 mila in un giorno), nella piccola Danimarca ci sono 1.612 casi ogni centomila abitanti (è il record del mondo), e i numeri sono più alti mai visti anche in Portogallo. Sembrerebbe di essere precipitati in un nuovo dramma, tanto più che con numeri così larghi cresce anche il numero dei morti, che in Italia sono stati 202 (per trovare un numero più alto bisogna tornare al 18 maggio scorso). Eppure se i contagi stanno aumentando esponenzialmente, la gravità della malattia non segue quella curva, ed è la vera differenza da quello che abbiamo provato con le altre ondate. L'alto numero di vaccinazioni offre una barriera importante e soprattutto la nuova variante infetta come mai si era visto, ma sembra in modo molto meno grave di quel che accadeva con la Delta. Non abbiamo alcuna certezza ancora perché gli studi scientifici che stanno uscendo su Omicron si basano per lo più su prove in laboratorio o su piccoli campioni di infettati. Gli uni e gli altri però dicono che gli anticorpi dei vaccini tengono e perfino di più: uno studio sudafricano reso noto ieri ipotizza che Omicron stimola negli infettati una produzione di anticorpi che sono in grado di cancellare la Delta. Sono ipotesi, che hanno bisogno di più tempo per essere provate senza ragionevoli dubbi, ma tutte insieme dicono che non è il momento di perdere la calma e farsi prendere da una piscosi.

 

 

Proprio in una situazione così con l'ultima variante che dilaga nel mondo ieri uno degli scienziati più ascoltati nel mondo anglossasone come Francois Balloux, direttore dell' Ucl Genetic Institute e professore all'University College di Londra (ha pubblicato nell'ultimo anno numerosi studi e ricerche sul Covid 19 e le sue varianti) ha scritto un messaggio-appello alle autorità politiche molto crudo, ma che va nella direzione opposta alla psicosi dilagante. Potete leggere il testo integrale tradotto oggi su Il Tempo, e ve lo riassumo qui in poche parole. Il professore Balloux spiega che né con i vaccini né con altri medicinali il mondo riuscirà a fare sparire il Covid 19 con le sue varianti: “tutti alla fine verranno infettati nel futuro prossimo, e probabilmente più di una volta nella vita”. Potremmo usare anche in ogni minuto “un maschera FFP2, FFP3, N95 o una tuta ignifuga o qualsiasi altra protezione, ma tutto ciò che al massimo si potrà ottenere è ritardare un po' il momento in cui verremo infettati, e quindi prolungare la pandemia”. Quindi è “inevitabile che il Covid diventi endemico”. E allora? Bisogna chiuderci in casa, vivere come topi nella tana, rinunciare a vivere, guardarci tutti con sospetto come accade durante le pestilenze? No, dice il professore Balloux, bisogna fare l'esatto opposto. Capire che il virus ormai è endemico, e arrendersi a questa evidenza. Attenzione a queste parole: “I tassi di protezione dai vaccini sono alti in molti posti, e ora abbiamo un paio di farmaci decenti. Fingere di mantenere il controllo del virus in qualche modo sta diventando troppo costoso...”. 

Ecco il punto chiave: bisogna tornare alla vita normale imparando a convivere con il virus, e con il fatto che se ci si scopre positivi non crolla più il mondo. Siamo di fronte a una malattia che nell'ultima versione è estremamente contagiosa, anche più di influenza, ma che nella stragrande maggioranza dei casi anche grazie alla barriera vaccinale è più lieve nei sintomi dei virus a cui siamo abituati da sempre. Non abbiamo mai chiuso il mondo di fronte a una brutta influenza, al dilagare di bronchiti e altre infezioni annuali. Perché continuare a farlo dando benzina a una psiscosi che rischia di non finire mai? Abbiamo uno scienziato importante che non ha mai sottovalutato il virus e mai negato l'importanza delle vaccinazioni che proprio oggi che sembra dilagare la paura ci chiede di fermarci e iniziare a riprendere la strada di un ritorno alla normalità. 

 

 

Non mi sembrano campate in aria le sue osservazioni, anche se questo ritorno alla normalità avrà bisogno anche psicologicamente di una certa gradualità. Ma che oggi sia una malattia affrontabile e curabile come non era un anno fa mi sembra di assoluta evidenza. E sentendo il professore Balloux che in modo così efficace spiega che non saremo in grado di eliminare il virus inseguendolo con provvedimenti governativi, come leggendo i piani finanziari di Pfizer che immaginano anche un decennio di produzione di vaccini anti-Covid, anche io mi chiedo: possiamo davvero immaginare di vivere altri anni come stiamo vivendo ora? O non è meglio pensare di vivere, vaccinare i fragili e chi lo vuole periodicamente come si fa con l'influenza e poi ammalarsi anche in forma lieve come accade perfino da vaccinati con l'influenza? E curarsi con i farmaci che in modo sempre più efficace saranno a disposizione?

A me non sembra normale la psicosi collettiva che stiamo vedendo in questi giorni, con milioni di italiani in fila a farsi tamponi spesso inutili (il virus lo prendi magari un'ora dopo averlo fatto), con nuove restrizioni e regole che tanto non sono applicabili e isterie collettive. Vorrei davvero sapere quante persone stanno comprando le costose mascherine Ffp2 (che il governo manco si è sognato di offrire ai poveri calmierando il prezzo per tutti gli altri come accade con le chirurgiche fra mille polemiche), nei luoghi dove sono diventate obbligatorie. E quanti usano la stessa costosa mascherina più giorni di fila perché non possono permettersi altro, rendendola di fatto inutile per se stessi e per gli altri. Con regole inapplicabili e restrizioni irrealistiche non si batte il virus, ed è evidente agli occhi di tutti. Forse è proprio il momento di cercare altre strade...

 

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