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Sergio Abrignani (Cts): obbligo vaccinale necessario. Ad Agorà gela i giovani: terza dose al più presto

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Serve l’obbligo vaccinale in Italia e i giovani si preparino a fare la terza dose del vaccino anti-Covid. È duplice il messaggio lanciato da Sergio Abrignani, immunologo di Milano e componente del Cts, intervistato durante la puntata del 22 dicembre di Agorà, programma mattutino di Rai3 condotto da Luisella Costamagna: “La variante Omicron è esplosiva. Se non mettiamo l’obbligo vaccinale ora, quando? È probabile che l’aumento di contagi in Italia sia già dovuto alla nuova variante. Sappiamo che avremo picchi di infezioni notevoli. Mi chiedo, se non consideriamo l’obbligo vaccinale per una malattia così devastante e pandemica, cosa dobbiamo aspettare? Se non mettiamo l’obbligo vaccinale in questo caso, quando dobbiamo metterlo? È probabile che l’aumento di contagi sia già dovuto alla variante Omicron. Non penso possa essere la variante Delta a fare tutto questo. Credo che dai prossimi rilievi si vedrà una presenza significativa di Omicron”.

 

 

Poi la netta presa di posizione sulle inoculazioni ai ragazzi sotto i 18 anni: “Anche gli adolescenti faranno la terza dose al più presto. Non è sorprendente. Nel mondo dei vaccini, tre dosi sono la regola. La malattia provocata dalla variante Omicron sembra comparabile a quella della Delta, la differenza è che siamo vaccinati. Omicron trova una popolazione ampiamente vaccinata: con due dosi la protezione dall’infezione scende al 30-40% ma quella dalla malattia grave rimane molto alta. La terza dose è in grado di riportare la protezione dall’infezione a livelli più alti”.

 

 

L’esperto del Cts fa poi una panoramica di ciò che sta succedendo all’estero: “In Gran Bretagna hanno previsto anche 200mila infezioni al giorno, sono quasi arrivati a 100mila. In Francia c’è una progressione e probabilmente sanno che arriveranno a 100mila casi. Noi siamo indietro di 10-15 giorni, non penso che l’Italia rimarrà fuori da tutto questo. I numeri contano, con la variante Delta avevamo 5mila infezioni al giorno e 150 polmoniti, di cui una ventina finivano in terapia intensiva. Con questa abbiamo 50mila infezioni al giorno e 750 polmoniti, un centinaio di persone in terapia intensiva, questo fa scattare l’allarme. Sappiamo - afferma Abrignani - che avremo picchi di infezioni notevoli, avremo un carico sui ricoveri ospedalieri ma da quello che vediamo in Gran Bretagna non dovremmo avere un picco di infezioni severe. È una variante molto più diffusiva. Quando parte, parte. in Inghilterra, vediamo un numero impressionante di casi. Avverrà anche da noi”.

 

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