le dosi scarseggiano
La pillola Pfizer contro il covid basterà per pochi eletti
Chi non si è ancora vaccinato decidendo di puntare - qualora si ammalasse - sulla pillola curativa della Pfizer dovrà rifare i propri calcoli. Perché, stando a quanto ammette la società statunitense, almeno per il 2022 i trattamenti con Paxlovid saranno destinati a pochi eletti. Ottanta milioni in tutto il mondo. E principalmente quei pazienti che hanno delle comorbilità che li rendono particolarmente a rischio.
Il dato è contenuto nell'ultimo report elaborato dalla Pfizer per i propri investitori, datato 17 dicembre. Si tratta del documento che periodicamente aggiorna le prospettive economiche di medio periodo. Una settantina di slide che dimostrano come, almeno per il 2022, il gruppo punterà ancora forte sulla produzione del vaccino Cominarty- ne è prevista l'immissione sul mercato di 4 miliardi di dosi - a dispetto di quella della pillola Paxlovid che, come detto, si fermerà alla quantità necessaria per praticare ottanta milioni di trattamenti. In un mondo che viaggia verso i trecento milioni di casi confermati, la richiesta rischia di essere di gran lunga superiore all'offerta. Anche perché l'altro farmaco atteso -la pillola Molnupiravir della Merck - avrebbe standard di efficacia piuttosto bassi (30% nell'attuale fase di sperimentazione). Una parziale doccia fredda per chi aveva accolto con sollievo le parole di Guido Rasi, consulente del commissario Figliuolo, che proprio il 17 dicembre aveva annunciato la disponibilità del farmaco a inizio gennaio. Ottimismo poi corroborato dalla decisione dell'Ema, il giorno dopo, di consentire agli Stati Ue di usare la pillola in via emergenziale anche se ancora in mancanza dell'approvazione definitiva.
La sperimentazione, spiega Pfizer, ha dato esiti confortanti. La pillola, se usata correttamente - il trattamento va cominciato entro 5 giorni daiprimi sintomi - riduce il rischio di ricovero del 90%. Efficacia che sarebbe stata confermata anche con la variante Omicron. La profilassi consiste nell'assunzione, due volte al giorno, di una coppia di pillole. La prima contiene il principio attivo Nirmatrelvir (300 mg), la seconda il Ritonavir (100 mg), che è un antiretrovirale già usato per l'Aids. La pillola è indicata, oltre che per i malati, anche per chi è entrato in contatto con un contagiato. Difficile, però, che questo secondo uso sia perseguibile a breve, vista la scarsa disponibilità.
Non a caso Pfizer sta implementando la produzione del vaccino. Se entro la fine del 2021 le dosi prodotte saranno tre miliardi (con ricavi previsti pari a 36 miliardi di dollari), nel solo 2022 l'azienda americana prevede di «sfornarne» 4 miliardi. Il ché, oltre a svelare le aspettative dei dirigenti su una pandemia lungi dal terminare («sarà endemica nel 2024» e il richiamo annuale potrebbe partire da fine 2023), ha comportato un notevole sforzo produttivo, basato sull'abbassamento dei tempi di realizzazione di ogni dose agli attuali 60 giorni dagli iniziali 110, e sulla quintuplicazione dei siti di produzione. Viene citata anche l'eventualità di dover dare vita a un vaccino «aggiornato» a causa di Omicron. In quel caso si stima sia necessario un tempo di cento giorni circa. Cui aggiungere l'attesa per le autorizzazioni da parte dei vari enti regolatori.
Una curiosità: nel report è citata l'efficacia di Cominarty dopo due dosi verificata dal «The New England Journal of medicine». I dati si riferiscono alle fasi 2 e 3 della sperimentazione e sono i primi disponibili perla classe di età tra i 5 e gli 11 anni. Il vaccino protegge i più piccoli al 90,7%. Che è una «barriera» considerevole ma comunque inferiore ai risultati ottenuti sulle altre classi d'età: 100% tra i 12 e i 15 anni, tra il 91 e il 95% sopra i sedici anni. L'Ema ha dato il via libera agli Stati per l'uso emergenziale del farmaco Paxlovid. Sarà disponibile già a gennaio.