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Lo sconticino Irpef di Draghi: sette miliardi buttati dalla finestra

Al 30 per cento dei contribuenti non arriverà neanche un euro, al 60 forse un caffè al giorno

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Al 30% dei contribuenti italiani il taglio delle tasse appena messo a punto dal governo di Mario Draghi non porterà in tasca nemmeno un centesimo in più. E rischieranno pure che fra rincaro delle bollette e libertà degli enti locali di ritoccare le aliquote Irpef qualche euro venga meno. Con la strombazzatissima riforma fiscale un altro 60,43% dei contribuenti italiani si vedrà offrire dal governo meno di un caffè al giorno (il taglio delle tasse è inferiore ai 30 euro al mese), ma attenti: alla metà di loro quel caffè verrà offerto solo una volta alla settimana.

 

Dunque qualche beneficio sensibile arriverà soltanto all'8,9% dei contribuenti. Ma solo il 3,77% dei contribuenti italiani riceverà uno sconto che oscilla fra i 70 e i 78 euro al mese, cifra che è comunque inferiore ai famosi 80 euro di Matteo Renzi di cui però beneficiarono milioni di italiani. Naturalmente anche questo minuscolo gruppo (che guadagna fra 40 e 60 mila euro l'anno) che sulla carta si vedrà scontare le tasse, dovrà fare i conti con il caro bollette che è coperto solo parzialmente dalle risorse della manovra e incrociare le dita sperando che il comune o la Regione di residenza non ritocchino verso l'alto le loro aliquote Irpef riprendendosi con la mano sinistra quel che il governo offre con la sua destra. E' evidente che gli italiani non faranno salti di gioia quando vedranno le loro buste paga e capiranno il valore reale dello sconto fiscale promesso. Probabile che si sentiranno presi in giro quasi tutti e che sia più rabbia che gratitudine il sentimento provato nei confronti dell'esecutivo.

 

Certo, meglio un caffè gratis che un calcio nel deretano, ma se poi si pensa che tutta questa operazione è costata 7 miliardi di euro (un altro miliardo è stato usato per ridurre un pizzico l'Irap), purtroppo resta l'amara sensazione che in questo modo i soldi siano stati buttati via dalla finestra e che non avessero tutti i torti nella loro protesta Cgil e Uil. Immaginatevi chi dichiara un reddito sopra i 75 mila euro cosa mai se ne fa di 22,5 euro al mese di sconto fiscale, e così gran parte dei presunti beneficiari che in alcune fasce ne hanno anche meno (ad esempio i 7 euro al mese regalati a chi dichiara fra 30 e 35 mila euro l'anno). Per fare una vera riforma fiscale in grado di avere anche un ritorno sul ciclo economico ci vorrebbero ben più di quei 7 miliardi ricavati – per altro in deficit- nella legge di bilancio 2022. Ma se solo quelli erano spendibili come diciamo da settimane, avrebbero avuto decine di finalizzazioni più utili. E se proprio si voleva intervenire sulla pressione fiscale, era meglio concentrare l'intervento sulle fasce di reddito più basse che sono anche numericamente più numerose, abbassando la prima aliquota degli scaglioni che invece è restata identica a prima. 

 

Il caffè offerto aiuterà un po' i baristi, e anche le torrefazioni. Sarà piacevole per i consumatori che lo amano, ma certo con queste cifre non potrà essere leva su nulla in grado di aiutare il ciclo economico. Sorprende che uno come Draghi abbia assecondato un'operazione molto propagandista, di certo populista nelle rivendicazioni politiche, ma del tutto inutile. Guardando la misura attraverso le tabelle che ben illustra oggi il nostro Filippo Caleri nel suo articolo, sembra non abbia tutti i torti la leader dell'opposizione, Giorgia Meloni nel dire con sarcasmo che per fare una manovra così non era davvero necessario scomodare un economista con il curriculum di Draghi.

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