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Tarquinia, un raptus dietro la morte del professor Dario Angeletti. La confessione dopo l'omicidio

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"E' stato un raptus, nessuna premeditazione", questa la ricostruzione che Claudio Cesaris avrebbe fatto davanti al gip del tribunale di Civitavecchia, confessando l'omicidio del biologo dell'Università della Tuscia Dario Angeletti, trovato morto martedì scorso all'interno della sua auto. Secondo quanto trapela dall'interrogatorio, l'indagato avrebbe ammesso di aver sparato alla vittima durante l'incontro avvenuto nel parcheggio delle Saline sul litorale di Tarquinia. Il gip ha disposto il carcere, si dovrebbero aprire quindi le porte dell'istituto Mammagialla di Viterbo, in attesa del processo.

 

 

Al sospettato, i carabinieri sono arrivati dopo un giorno di indagini serrate, nel corso delle quali sono stati sentiti testimoni, parenti e amici della vittima, per capire chi potesse essere il killer. L'inchiesta si è presto concentrata sulla sfera privata di Angeletti, ucciso con un solo colpo, sparato da distanza ravvicinata. Al fermato, si è giunti dopo aver scandagliato i video di tutte le telecamere di sorveglianza della zona: sebbene nessuna abbia ripreso il momento dell'omicidio, i filmati hanno fornito una serie di immagini su auto e persone in entrata e in uscita dal parcheggio.

 

 

Mercoledì sera la perquisizione in casa del sospettato, che, davanti ai carabinieri è stato colto da malore e trasportato all'ospedale Belcolle di Viterbo, dove è rimasto, piantonato, dopo il fermo. Intanto è mistero sull'arma del delitto che non è stata ancora trovata. Angeletti, una moglie e due figli, era docente presso il Dipartimento di scienze biologiche ed ecologiche dell'Università della Tuscia. La sua morte ha sconvolto la cittadina del viterbese e il sindaco di Tarquinia ha annunciato che il Comune si costituirà parte civile nel procedimento.

 

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