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Quaranta guardoni in vigilanza per indagare sulle molestie alla Rai

Francesco Storace
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Quaranta guardoni. Adesso la commissione di vigilanza Rai – che in primis dovrebbe occuparsi di pluralismo e di rispetto del contratto di servizio – muta la propria natura. E il presidente dell’organo bicamerale convoca l’amministratore delegato dell’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo per una serie di questioni, tra le quali, scrive nella lettera Alberto Barachini (nella foto), “chiediamo, inoltre, costanti e tempestivi aggiornamenti sulle recenti istruttorie avviate dalla Direzione internal auditing aventi ad oggetto alcune presunte molestie. A tal riguardo, la Commissione si riserva, se del caso, di prevedere una audizione con la Responsabile della stessa Direzione”.
Un’azienda lacerata da scelte sbagliate che producono calo di ascolti deve rispondere delle mani lunghe di qualche suo dipendente. Che, se tutto è vero, va sanzionato. Ma che si debba scegliere l’aula di una commissione parlamentare quando ci dovrebbe pensare semplicemente il tribunale, al tempo dei social è un po’ deprimente. Anche perché si è già sputtanato tutto quello che si poteva sputtanare senza alcuna possibilità di difesa.


A questo punto aspettiamoci anche la diretta streaming su facebook e twitter dell’attesa seduta in cui qualcuno dei 40 commissari possa chiedere ai malcapitati “perché ci ha provato con la dottoressa?” oppure alle vittime, “ma lei ha mai fatto un sorrisetto al dottore?”.
Oggettivamente, non si capisce a che serva lo spettacolo da portare in Parlamento. Le donne molestate semmai vanno aiutate a formalizzare denunce senza pagare le conseguenze di una decisione che va sostenuta. Ma a questo ci pensi direttamente l’azienda con le sue strutture. Che i 40 commissari della vigilanza debbano partecipare a sedute di questo genere pare un po’ ridicolo.

 

 

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