Lo sfogo di Massimo Ferrero dal carcere: "Se volevo potevo scappare quando stavo a Pechino Express"
«Se volevo potevo far perdere le mie tracce quando stavo girando le puntate di Pechino Express». È Massimo Ferrero, detenuto dall'altra notte nel carcere di San Vittore a Milano, a parlare a poche ore dal suo arresto per bancarotta per il fallimento di quattro società in Calabria e per la distrazione di milioni di euro. «Non mi hanno mandato agli arresti domiciliari perché ritenevano che non era una misura adeguata. Ma se ho la Digos che mi segue da tempo e mi mettevano il braccialetto elettronico agli arresti domiciliari come potevo scappare?». L'ex presidente della Sampdoria anche da una cella del penitenziario milanese continua a lottare, a sostenere che se avesse voluto sarebbe potuto fuggire dalle indagini delle forze dell'ordine che da anni stanno indagando sullo stato delle società a lui riconducibili. Ferrero è considerato dalla procura di Paola e dagli investigatori della Guardia di Finanza il dominus di una serie di reati societari che avrebbero portato al fallimento di aziende del settore cinematografico, turistico e alberghiero.
A distanza di 12 ore dall'arresto di Massimo Ferrero, i finanzieri si sono presentati in una delle sue abitazioni, quella in piazza di Spagna a Roma, dove c'era una cassaforte della quale aveva la combinazione solo l'imprenditore. Per poterla aprire i finanzieri hanno dovuto utilizzare una fiamma ossidrica. Una volta scardinata, all'interno gli investigatori avrebbero trovato 15mila euro in contanti. «Oggi (ieri ndr.) è Sant' Ambrogio e il carcere è chiuso - ha detto uno dei suoi legali, l'avvocato Giuseppina Tenga - Nessuno può andare a trovarlo. Sono riuscita a sentirlo almeno al telefono». Il penalista ha inoltre riferito che «tramite un autista siamo riusciti anche a mandargli un cambio di biancheria, con sé non aveva niente». E ancora: «I fatti riguardano attività private di Ferrero, compreso il cinema, del 2003, con i fallimenti avvenuti nel 2017. Non discuto il provvedimento, ma il modo in cui si è svolta la vicenda. Evidentemente Ferrero dà fastidio a qualcuno».
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Il legale dell'ex patron blucerchiato parla anche della società sportiva. «La Sampdoria non c'entra nulla, formalmente sarà costretto a dimettersi perché dal carcere, ovviamente, non può occuparsi di una società sportiva. Non me ne intendo di calcio, ma so che il presidente stava trattando con Stankovic per farlo diventare il nuovo allenatore della Sampdoria. Ecco perché al momento dell'arresto si trovava a Milano. I prossimi passi? Ci sarà l'interrogatorio di garanzia nei prossimi cinque giorni, poi ci sarà il nostro ricorso al Tribunale di Catanzaro».
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