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Omicidio Giri, la penna radical ammette: "Non frega a nessuno. Ma se la vittima fosse stata un nero..."

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Dell'omicio di Davide Giri, l'italiano ucciso a coltellate da un membro di una gang ad Harlem mentre tornava a casa di sera dopo una partita di calcetto, a New York non frega niente a nessuno. Ma se le parti fossero state invertite, se la vittima fosse stata nera e l'assassino bianco, si consumerebbero tonnellate di inchiostro, si organizzerebbero marce contro il razzismo, si accuserebbero le derive della destra suprematista e quant'altro.

E' l'ammissione, per niente velata, del giornalista Federico Rampini, non sospettabile di simpatie destrorse, sulle pagine del Corriere della sera. Rampini prende in esame il modo in cui la stampa liberal della Grande Mela, e in particolare il New York Times, ha trattato la vicenda sull'edizione cartacea e sul sito. Di fatto, dopo i primi aggiornamenti su un omicidio efferato avvenuto nel cuore di Manhattan, non c'è stato alcun aggiornamento. Di più, nessuna levata di scudi su un caso giudiziario quantomeno controverso, visto che il killer, un membro nero di una gang che si riproponeva di "uccidere tutti", era libero nonostante i ripetuti guai con la giustizia di cui alcuni anche recenti.

Lapidarie le parole di Rampini: "L’interesse del quotidiano, e il vigore investigativo messo in campo, sarebbero stati diversi se le parti fossero state rovesciate. Se cioè la vittima fosse stata afroamericana e l’omicida un bianco; a maggior ragione se quel bianco fosse stato un membro di qualche organizzazione che predica e pratica la violenza, per esempio una milizia di destra. La tragedia sarebbe finita in prima pagina, un team di reporter sarebbe stato mobilitato per indagare l’ambiente dell’omicida, la sua storia e le sue motivazioni".

La causa, per Rampini, è la scelta fatta da un certo tipo di stampa durante l'era Trump: "I canoni del giornalismo americano sono stati stravolti, in particolare durante gli anni di Donald Trump quando nelle redazioni dei media progressisti è diventato un vanto praticare il «giornalismo resistenziale». La ricerca di equilibrio o imparzialità è stata considerata una debolezza: il fine giustifica i mezzi".

E la verità, quando non conviene, va nascosta.

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