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Vaccino, è rissa sulla quarta dose. Spaccatura e lite tra virologi favorevoli e scettici

Pietro De Leo
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Oramai è una costante dall'inizio dell'incubo pandemia. Ad ogni evoluzione della cronaca sanitaria attorno al maledetto morbo cinese, cambia copione della gazzarra del mondo scientifico. Ma non il senso delle cose, che è quello di un ribollire di voci ed esternazioni con il pericolo di disorientare ancor di più il cittadino-medio oramai sempre più estenuato. Così, si apre il capitolo, della quarta dose. Perché mentre gli italiani in questi giorni tornano negli hub per la terza puntura (un nutrito numero di convertiti sulla via di Damasco anche per la prima) il confronto si porta avanti sul lavoro. Di «possibilità concreta» di quarta iniezione ha parlato Franco Locatelli, coordinatore del Cts, parlando alla convention di Courmayeur di SkyTg24. Innestandosi in un dibattito dove già si schierano i favorevoli, i perplessi, i né né.

 

 

Al primo segmento appartiene sicuramente Fabrizio Pregliasco, docente all'Università Statale di Milano, che all'AdnKronos osserva: «Viste le tempistiche di elevata protezione pari a 6 mesi, è possibile che dovremo eseguire altre vaccinazioni. Vedremo com' è l'andamento epidemiologico, ma penso che questa vaccinazione potrà essere considerata un appuntamento annuale come l'antinfluenzale». E sempre tra i favorevoli si annovera Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive al San Martino di Genova. Secondo lui, «è evidente che nel 2022 faremo una quarta dose. Bisogna solo capire quando, non credo si farà nei primi mesi del nuovo anno per chi ha fatto e sta facendo la terza dose», specificando poi che «dovremo attendere i risultati degli studi, vedere quanto dura l'immunità del ciclo completo con tre dosi e poi valutare quando ci sarà bisogno della quarta». Inoltre, quanto all'impatto sulla società di una ulteriore iniezione «non dovrebbe essere un problema», dice Bassetti. «Se fare la quarta dose significa avere i numeri attuali di Covid 19 e continuare a convivere con il virus depotenziandolo, non credo che i cittadini italiani avranno problemi se gli si dirà di vaccinarsi per la quarta volta nel 2022». Stesso lato anche per l'infettivologo Massimo Galli. Servirà la quarta dose?, gli hanno chiesto in un'intervista a La Stampa. «Alla fine penso di sì. Temo che la terza dose non sarà la risposta definitiva alla pandemia, per quanto utilissima».

 

 

Poi c'è chi ha delle forti perplessità. È il caso dell'immunologo Mario Minelli. «È nei momenti più critici che si valuta e si misura il valore di chi decide e l'efficacia delle decisioni, che non possono cambiare una volta al mese. Altrimenti, più che decisioni diventano opzioni cabalistiche del tipo: proviamo e vediamo come va; poi se non va, cambiamo». E poi c'è chi, al momento, esprime estrema cautela, come il presidente dei virologi italiani, Arnaldo Caruso. Definisce «cruciale per metterci in sicurezza» la terza dose. Quanto all'ipotesi di una quarta specifica: «È da vedere. Oggi non possiamo prevederlo». Cauto, e possibilista sulla quarta dose era stato poi, qualche giorno fa in un'intervista a La Stampa, l'immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas. «La terza dose potrebbe dare una buona protezione per Omicron e predisporre meglio a un'eventuale quarta dose aggiornata», aveva affermato. Insomma, una macedonia di posizioni diverse, figlia di quella difficoltà a darsi delle regole di condotta nelle esternazioni pubbliche che la comunità scientifica ha purtroppo dimostrato per tutta l'emergenza.

 

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