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Il mistero dei cani che fiutano i positivi. Pregliasco: non sappiamo come fanno

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Ci sono Max e Berla, i cani anti-Covid dei carabinieri che individuano i positivi con l'olfatto anche prima del tampone. Ma anche altri progetti che confermano il talento del migliore amico dell'uomo che potrebbe diventare un nuovo strumento per la lotta alla pandemia. 

 

Ma come fanno? Difficile a dirsi. L’utilizzo di cani per scoprire, grazie all’olfatto allenato, persone positive a Covid-19 "è un progetto molto interessante" ammette Fabrizio Pregliasco in riferimento ai test in corso a Milano all’ospedale Sacco, in attuazione del protocollo sperimentale Università di Milano-Unità cinofila dei carabinieri, ma anche alle altre sperimentazioni in corso.

 

"Non è ancora chiaro quale sia l’elemento caratterizzante, ma è senz’altro uno stimolo per la ricerca: quali cambiamenti oggettivi a livello dell’odore induce Covid? Riuscire a comprendere questo meccanismo serve senz’altro anche ad approfondire le conoscenze sulla patogenesi della malattia" dice all’Adnkronos Salute il virologo, docente all’università Statale di Milano che sottolinea: "È una strada da percorrere".

 

Max e Berla di cui sopra sono i due cani addestrati a fiutare i pazienti affetti da covid operativi dalla primavera 2021 grazie al protocollo di collaborazione sottoscritto dall’Università degli Studi di Milano e l’Arma dei carabinieri per l’impiego di cani del Centro Cinofili Carabinieri di Firenze. A coordinare il tutto la Direzione dell’Uoc Microbiologia, Virologia clinica e diagnostica delle bioemergenze, nella persona del direttore, la professoressa Maria Rita Gismondo e al Comando interregionale carabinieri ’Pastrengo' Max e Berla hanno iniziato fiutando garze impregnate di sudore, prelevato a persone affette da Covid-19 e a soggetti già risultati negativi al tampone molecolare. Poi sono stati indotti a fiutare i pazienti infetti. 

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