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Fabbrica di ricevute mediche false negli uffici dell'Ue a Milano. Funzionaria indagata per truffa

Valeria Di Corrado
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Per 4 anni avrebbe documentato patologie inesistenti, visite e terapie mai eseguite, l’acquisto di farmaci mai comprati, ottenendo dal Regime Comune di Assicurazione malattie dell’Unione europea indebiti rimborsi per un totale di almeno 38.500 euro. Una funzionaria del Parlamento europeo, addetta all’Ufficio di collegamento in Italia, è indagata per truffa ai danni dell’Ue. Lo scorso ottobre il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano, Manuela Scudieri, ha emesso nei suoi confronti un decreto di sequestro pari alla somma illegittimamente percepita.
L’indagine della Guardia di Finanza di Milano è partita da una segnalazione dell’Olaf: l’Ufficio europeo per la lotta antifrode.

A luglio dell’anno scorso la Procura milanese ha ottenuto l’autorizzazione del Parlamento europeo a sospendere l’inviolabilità dei locali dell’Ue: con riferimento, nello specifico, all’ufficio della funzionaria nel capoluogo lombardo e alla sua abitazione. Quando i finanzieri del comando provinciale di Bologna sono entrati nell’appartamento di B.F. per una perquisizione, hanno trovato 8 timbri con l’intestazione di medici specialisti, studi e ambulatori. Da gennaio 2017 a marzo 2020, la 53enne ha presentato all’assicurazione dell’Ue documenti fiscali per più di 76mila euro, ottenendo il rimborso di circa 57mila euro: 20mila nel 2017, 13mila nel 2018, 20mila nel 2019 e 3mila nel 2020. L’analisi della documentazione prodotta dall’indagata, a supporto delle richieste di rimborso, avrebbero consentito di appurare la falsità di molti documenti contabili e certificati medici. La Finanza ha inviato dei questionari alle 22 strutture sanitarie a cui la funzionaria italiana del Parlamento europeo si sarebbe rivolta. Dalle risposte fornite, «sono emerse anomalie che depongono per la falsità o l’alterazione» di alcune fatture apparentemente emesse da tali strutture. 

Sono stati inoltri sentiti a sommarie informazioni 27 medici che risultavano aver emesso ricevute fiscali e ricette che l’indagata ha allegato alle domande di rimborso presentate all’assicurazione. Sette di queste sarebbero state emesse nell’arco di poco più di un anno da una ginecologa di Bologna, che ha dichiarato agli inquirenti di non aver mai avuto la 53enne come paziente. Ha disconosciuto le firme apposte sulle prescrizioni, mentre ha riconosciuto come suo uno dei timbri trovati a casa della funzionaria, spiegando di averne denunciato lo smarrimento nell’agosto 2018. Il professor Antonio Vespasiani, famoso ortopedico di Milano, ha dichiarato di non aver emesso nessuna delle 17 ricevute allegate da B.F. alle richieste di rimborso, bensì di averla visitata solo una volta, a titolo di favore, per un consulto in seguito a un incidente. In quell’occasione gli avrebbe lasciato un biglietto da visita con il logo del Parlamento europeo e l’indicazione del ruolo svolto dalla donna. In merito al timbro con il nome di Vespasiani impresso sulle ricevute sequestrate, il professore ha spiegato di averlo smarrito nel 2017, ma di non aver sporto denuncia.

Il colmo è che la funzionaria indagata va nelle scuole a fare lezioni agli studenti sul funzionamento dell’Unione europea e sulle sue regole. «L’indagine è ancora in una fase preliminare. La mia assistita è una persona per bene, dimostreremo la sua estraneità», ha precisato l’avvocato Davide Staccanella.

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