Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Scoperta sensazionale: torna alla luce il primo branco di dinosauri italiano

  • a
  • a
  • a

Scoperto il primo branco di dinosauri in Italia. Numerosi scheletri in perfetto stato di conservazione sono stati ritrovati nel sito di Villaggio del Pescatore, comune di Duino-Aurisina, a pochi chilometri da Trieste. La scoperta è stata riportata da un gruppo internazionale di ricerca coordinato da studiosi dell’Università di Bologna in un articolo pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

 

 

Gli straordinari scheletri venuti alla luce appartengono alla specie Tethyshadros insularis: si tratta di almeno sette esemplari (ma probabilmente sono undici), tra cui in particolare un nuovo dinosauro, soprannominato "Bruno", che rappresenta il più grande dinosauro mai rinvenuto in Italia. Nello stesso sito sono stati inoltre ritrovati pesci, coccodrilli, rettili marini e persino piccoli crostacei: tutti elementi che hanno permesso di ricostruire una vivida immagine di questo antico ecosistema senza eguali al mondo. I reperti rinvenuti al Villaggio del Pescatore possono essere oggi ammirati al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, concessi in deposito da parte del Ministero della Cultura.

 

 

"Per la prima volta abbiamo in Italia un giacimento di dinosauri, in cui non solo troviamo i resti di questi animali, che sembrano appartenere a mondi lontani da noi, ma ne troviamo tanti, insieme agli animali che con loro condividevano quel mondo perduto", dice Federico Fanti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha coordinato lo studio. "Questo sito eccezionale è un luogo dove dal terreno possiamo, e lo stiamo facendo, estrarre tanti scheletri di dinosauri, uno più spettacolare dell’altro; e questa è la prima volta in cui sappiamo esattamente dove continuare a scavarli". Prima di oggi solo un altro esemplare era venuto alla luce nel sito del Villaggio del Pescatore, nei primi anni ’90: un piccolo dinosauro, soprannominato "Antonio", le cui dimensioni ridotte avevano fatto ipotizzare che Tethyshadros insularis potesse essere una specie "nana". Ora, la scoperta di Bruno - più grande e con proporzioni più massicce - dimostra che Antonio fosse semplicemente un individuo giovane. Anzi, le strutture ossee analizzate al microscopio dai ricercatori mostrano che Bruno potesse ancora crescere al momento della morte. Oltre a tutto questo, nuovi dati geologici emersi dall’analisi del sito hanno portato a ridefinire l’età di questi dinosauri, che risalirebbero a 80 milioni di anni fa: 10 milioni di anni più antichi di quanto si era ipotizzato inizialmente.

Dai blog