L'Iss smentisce i catastrofisti del Covid: nessuna evidenza che la variante Omicron causi una malattia più grave
Il primo studio italiano sugli effetti della variante Omicron del Covid è stato pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Trasmissibilità - Non è ancora chiaro se la variante Omicron sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta. È stato segnalato che il numero di persone positive è cresciuto in Sud Africa, dove sta circolando questa variante, ma sono in corso studi epidemiologici per capire se la causa sia appunto la Omicron o se altri fattori possano avere influenzato la circolazione del virus.
Gravità dell’infezione - Non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti. I dati preliminari suggeriscono che ci sia un tasso maggiore di ricoveri in Sud Africa, ma questo potrebbe essere dovuto all’aumento complessivo delle persone infette piuttosto che alla specifica infezione con Omicron. Al momento non ci sono informazioni che suggeriscano che i sintomi specifici associati a questa variante siano diversi da quelli dovuti alle altre. I casi iniziali di infezione riguardano studenti universitari, persone giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, ma per capire il livello di gravità dell’infezione causata da Omicron servirà più tempo (da alcuni giorni ad alcune settimane). Comunque si ricorda che tutte le varianti del Covid-19, inclusa la Delta che rimane al momento la variante dominante a livello globale, possono causare malattia grave o morte, in particolare nelle persone più vulnerabili, e la prevenzione rimane fondamentale.
Efficacia dei vaccini attualmente in uso - L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta lavorando per stimare il possibile impatto della nuova variante sulla protezione fornita dai vaccini e sulle altre misure di prevenzione. I vaccini restano indispensabili per ridurre il rischio di malattia grave e di morte, incluso quello contro la variante al momento dominante, la Delta, per cui è fondamentale aumentare le coperture vaccinali il più rapidamente possibile, con la terza dose nelle persone per cui è raccomandata e iniziando o completando il ciclo primario per chi non l’avesse ancora fatto.
Efficacia dei trattamenti e rilevazione delle infezioni mediante test diagnostici - I corticosteroidi e gli antagonisti dell’IL6 rimangono efficaci nel trattamento dei pazienti gravi. Per quanto riguarda altri trattamenti, questi verranno valutati per verificare qualsiasi eventuale perdita di efficacia viste le mutazioni presenti nella variante Omicron. I normali test già in uso basati su PCR sono in grado di rilevare l’infezione anche in presenza della variante Omicron. Sono in corso studi per determinare se vi sia un impatto su altri tipi di test, compresi i test antigenici rapidi.
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Raccomandazioni per la popolazione - Le strategie per ridurre la diffusione del virus SARS-CoV-2, oltre alla vaccinazione, rimangono le stesse anche per questa nuova variante: mantenere una distanza di almeno un metro dagli altri, indossare la mascherina con particolare attenzione specie negli ambienti chiusi o affollati, tossire o starnutire nel gomito o in un fazzoletto, frequente igiene delle mani, garantire una adeguata ventilazione degli ambienti chiusi. Se si è eleggibili a ricevere una dose booster, la raccomandazione è di prenotarla, mentre se non si è ancora vaccinati, è di prenotare l’appuntamento. Raggiungere i più alti tassi possibili di vaccinazione rimane la strategia chiave per ridurre il rischio di trasmissione di COVID-19 e picchi significativi nei casi, oltre che per ridurre la probabilità che emergano nuove varianti.
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