La vergogna del femminicidio. In Italia 109 vittime nel 2021, legge sullo stalking e «codice rosso» non fermano i delitti
È una giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quella di oggi, punteggiata da numeri che pungono come spilli la coscienza civile di una nazione e, soprattutto, chiamano a riflettere sull'efficacia dell'architettura normativa per proteggerle. Il dramma è tutto in una cifra, 109. Il numero di donne cui è stata strappata la vita a seguito di un omicidio volontario, su 263 totali compiuti in Italia dal 1 gennaio al 21 novembre di quest'anno. Le donne ammazzate sono l'8% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numeri scritti nel report, costantemente aggiornato curato dal Servizio Analisi criminale della Direzione centrale Polizia Criminale. Andando a leggere nel dettaglio lo studio, se ne ricava come le donne vittime del partner o dell'ex sono il 7% in più dello scorso sanno. E poi il 70% è il numero dei femminicidi che si consuma in ambito familiare -affettivo, dato in linea con quello del biennio 2019-2020. Altri studi, sempre usciti ieri, ci forniscono un quadro ancor più dettagliato, ed ulteriormente raccapricciante. È il caso, ad esempio, dell'VIII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia. Secondo cui nella consumazione dei delitti che vedono le donne come vittima le armi da taglio risultano essere il 45% dello strumento dell'orrore, in crescita del 60% rispetto all'anno precedente. Il 33% in vece avvengono a mani nude, con un aumento del 16,7% se rapportato all'anno prima.
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L'elaborazione, poi, sottolinea il fenomeno dell'«overkilling», ossia una violenza sproporzionata sulla vittima. Anche questa fattispecie è in aumento. Un accanimento ferale, quindi. I numeri sono incontestabili, e indicano la necessità di agire ed evidentemente di aggiornare quel corpo normativo che, negli anni, ha fornito sì una spinta ad una maggiore sensibilizzazione, ma evidentemente necessita ancora di interventi se i numeri sono quelli che sono. Le ultime fasi dell'attività legislativa hanno visto la nascita di normative antistalking e del «codice rosso» per tempi più veloci alla trattazione investigativa e giudiziaria a seguito di denunce per violenza domestica o di genere. Sicuramente hanno fatto emergere molte donne dal silenzio e rivolgersi all'autorità di pubblica sicurezza, ma credibilmente occorre compiere ancora alcuni passi su una questione fondamentale: far sì che sia effettivo e rapido l'allontanamento di chi si rende responsabile di minaccia o già di un primissimo atto di aggressione. Persone che spesso, troppo spesso, hanno dimostrato di ignorare con massima disinvoltura le prescrizioni che gli venissero comminate.
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Sul tema è intervenuta il ministro della Giustizia Marta Cartabia: «La gravità dei fatti chiama le istituzioni a ripensare norme e procedure più adeguate». E a proposito di quanti disattendano le disposizioni di allontanamento, la Guardasigilli ha sottolineato: «Troppe volte la violazione di queste prescrizioni si rivela fatale». E allora ecco che sul tavolo del governo pare ci sia allo studio un utilizzo più esteso del braccialetto elettronico, con l'arresto per eventuali rifiuti ad indossarlo. Insomma, il «fate presto», stavolta, è l'invito affinché, il prossimo anno, non si debba fare nuovamente i conti con una nuova contabilità che abbia accanto il segno più, dietro cui si nascondono vite strappate via, figli condannati a vivere senza una mamma, genitori senza una figlia.
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