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"Chiudere le piste da sci è la morte", l'allarme dei gestori è totale

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Alessio Buzzelli
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Crescono le incertezze a ridosso dell’apertura della stagione sciistica, nonostante i dati su contagi e ospedalizzazioni sembrino essere nel complesso ancora sotto controllo. Negli ultimi giorni, infatti, su tutti i media si è tornato a parlare insistentemente di possibili imminenti chiusure, con tanto di ritorno al sistema dei colori per le regioni più a rischio. Uno degli effetti più immediatamente visibili di tale incerta situazione è stato quello di spingere molti italiani a rinunciare improvvisamente alle proprie vacanze invernali: da circa una settimana, come raccontano molti operatori del settore, le disdette stanno aumentando in modo preoccupante, proprio a pochi giorni dalla riapertura totale degli impianti di risalita. Un piano inclinato assai pericoloso, che rischia di piegare definitivamente un settore come quello del turismo invernale già gravemente danneggiato dalla chiusura totale subita lo scorso anno (dopo ben cinque «false partenze», promesse e poi incredibilmente ritirate dal precedente Governo). Oggi però la situazione è un’altra – così come un altro è il Governo - e i gestori degli impianti di risalita sono pronti ad aprire in sicurezza la stagione: «Dal momento che non siamo nella situazione dello scorso anno, penso che non sia ragionevole, oggi, continuare spargere il panico come fanno certi media - ha dichiarato la Presidente dell’Anef Valeria Ghezzi - lo sci è uno sport all’aria aperta e le situazioni a rischio sono ben altre. Questo bisogna dirlo forte e chiaro». Secondo Ghezzi è arrivato il momento di ribaltare l’attuale narrazione allarmistica, invitando le persone a tornare sulle piste per fermare l’emorragia di disdette.

 

 

 

 

 

«L’Italia è fatta tutta di montagne, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, e il Governo attuale si è reso conto di questo, fornendoci diverse rassicurazioni sulla riapertura – ha proseguito - Ma poiché da una settimana continuano a fioccare disdette, è fondamentale far passare il messaggio per cui la vacanza invernale, oggi, si può fare in totale sicurezza. Un altro anno di chiusura sarebbe il colpo di grazia per il turismo invernale italiano». Il mondo della montagna cerca dunque di ripartire al meglio, tra preoccupazione e ottimismo, ben sapendo che quella che sta per iniziare sarà una stagione forse decisiva per le loro sorti: «Il momento è delicato – ha spiegato Gianpiero Orleoni, Presidente Arpiet - anche se in Piemonte e nel nord-ovest la situazione contagi sembrerebbe sotto controllo. Noi lavoriamo molto con il pendolarismo, condizione che ci permette di partire senza grossi problemi, ma in altri territori purtroppo non è così, soprattutto nei grandi comprensori che vivono di settimane bianche e questo è indubbiamente un problema. In generale però quest’anno sembra essere diverso dal precedente: siamo pronti ad aprire». Dello stesso avviso è Iacopo Mestroni, Direttore operativo Promoturismo Friuli Venezia Giulia, una delle regioni al momento più attenzionate relativamente all’andamento dei contagi. «Noi siamo pronti sotto tutti i punti di vista – ha ribadito Mestroni – come del resto lo sono gli altri, nonostante l’alto numero dei contagi in Slovenia ci ha costretto per la prima volta a limitare l’uso dello skipass "transfrontaliero" al solo versante italiano. Ma, a parte questo, c’è fiducia, anche da parte dei nostri utenti abituali».

Insomma, conscia di quanto i prossimi mesi saranno determinanti per la propria sopravvivenza, «l’Italia delle altitudini» prova a guardare al futuro con la giusta dose di ottimismo, sulle Alpi come tra gli Appennini: «Siamo un po’ preoccupati – ha spiegato Dino Pignatelli del Centro Turistico Gran Sasso - ma anche speranzosi. Dopotutto sulle piste da sci si svolge attività all’aria aperta e questo aspetto non si può ignorare: porre dei vincoli troppo stringenti rischierebbe di apparire come un’ingiustizia. Detto questo, bisogna aspettare le aperture degli impianti e capire come andrà. Sperando, ovviamente, che ci sia neve».

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