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"Benvenuti nel Draghistan", il siluro di Politico.eu dopo l'offerta Kkr per Tim: cosa c'è dietro

Filippo Caleri
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Sono le quattro del mattino di lunedì 21 novembre. Qualche ora prima il fondo statunitense Kkr ha portato sul tavolo della Tim una manifestazione di interesse per prendere il 100% del capitale del gruppo telefonico. Il ministero dell’Economia valuta positivamente l’offerta ma mette subito le cose in chiaro. Tutto lo sviluppo del dossier sarà affiancato da un comitato di super esperti e di ministri, tra i quali Vittorio Colao, capo dell’innovazione digitale ma storico numero uno della Vodafone, antagonista storica della compagnia guidata da Luigi Gubitosi. Un segnale che il controllo sarà effettivo e puntiglioso. Insomma Kkr la preda se la dovrà conquistare.

 

Ed è a questo punto che qualche ora dopo nel pieno della notte arriva quello che qualcuno sussurra sia un siluro di avvertimento a Palazzo Chigi: niente scherzi e paletti. Almeno così sembra a leggere quanto pubblica il sito Politico.eu, acquistato per un miliardo di euro dall’editore tedesco Axel Springer. Un gruppo solido e con elevata reputazione che ha tra i suoi soci un azionista di maggioranza relativa importante: Kkr, che detiene del gruppo il 35,6%. Già, lo stesso fondo Usa che ha messo sul piatto tanti soldi per rilevare la società telefonica italiana. Il siluro è una lama di coltello che si pianta nella reputazione internazionale di Draghi.

 

Il sito, per il quale l’attuale premier era una semidivinità fino a ieri, pubblica un attacco clamoroso al presidente del consiglio reo di aver istituito un’autentica dittatura in Italia. Un clamoroso voltafaccia con alcuni profili di gratuità, a dire il vero, visto che per attaccare l’ex presidente della Bce la cronista tira in ballo un convegno di un mese fa in Sicilia. L’articolo spiega che «il mese scorso, un gruppo di docenti universitari, attivisti per i diritti umani, politici e intellettuali pubblici si è riunito al Palazzo dei Normanni di Palermo, sede del parlamento regionale siciliano, per un convegno dal titolo "Dalla democrazia alla dittatura, il ruolo della memoria". Ma il vero soggetto del loro incontro è Mario Draghi.

 

I partecipanti al dibattito, che hanno paragonato le normative Covid-19 nell’Italia di oggi agli stati totalitari degli anni ’30, sono stati uniti in quella che è finora un’opinione minoritaria in Italia: l’opposizione al presidente del Consiglio e quello che descrivono come il suo comportamento sempre più autoritario. Mentre i sondaggi attualmente stimano il tasso di approvazione del primo ministro al 65-70 percento, con la maggioranza degli italiani che confida nella sua credibilità personale e capacità di sbloccare i fondi europei e gestire la pandemia, un gruppo di resistenza di minoranza in Italia - composto da liberali e intellettuali - sta esprimendo sempre più preoccupazioni per il declino dei diritti democratici del paese». Insomma Draghi si starebbe trasformando in un bieco dittatore. Un attacco duro, condito dal fatto che «l’organizzatore della conferenza, Gandolfo Dominici, professore di marketing all’Università di Palermo con un orecchio per i suoni, ha ribattezzato l’Italia "Draghistan" alla luce di questi sviluppi, un nome che da allora manifestanti e politici dell'opposizione si sono appropriati come meme e hashtag di Internet». 

 

Parole che suonano strane. Dopo averlo incensato come il salvatore del Paese, un’importante voce della stampa internazionale lo demolisce con parole al vetriolo. La suggestione a quel punto è forte e anche maliziosa: forse quello che si racconta sul via libera governativo a Kkr per prendere la Tim non è esattamente come l’hanno raccontata. 
 

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