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Folle idea dei quattro giorni di lavoro settimanali. Grillo non pensa agli stipendi

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Antonio Siberia
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Quattro e sto. In questo frullatore che è diventato il mondo occidentale dall’arrivo del Covid-19 - tra poco saranno un paio d’anni tondi tondi - ognuno dice la propria sui minimi e sui massimi sistemi.

 

Prendiamo un tema come il lavoro, ad esempio. Beppe Grillo, il fondatore dei 5 Stelle, è tornato a farsi sentire, sostenendo che una settimana composta da 4 giorni lavorativi su 7 può bastare. L’idea è questa, secondo Grillo e con l’aiuto della tecnologia: «Ridurre la settimana lavorativa e liberare il tempo per altre attività più adatte a quella che potremmo finalmente chiamare vita».

 

Che avere tempo libero sia una goduria è fuor di dubbio. Purché senza restrizioni. Il punto è che il tempo libero ha comunque un costo. Primo, nel senso che alcune attività ludiche si pagano e non sono gratis. Secondo, perché lavorando di meno si guadagna pure di meno. Ecco, nel Mondo dei quattro giorni a lavoro posson bastare, come sarebbero gli stipendi? Uguali a quelli delle settimane lavorative piene oppure decurtati? Trattasi di sostanza e non di dettaglio. Perché lavorare stanca - certo - ma esser poveri o avere difficoltà economiche stanca assai di più. E siccome in Italia, nelle soggettive visioni d’un Mondo migliore che fioccano, non ci facciamo mancare nulla, ecco che oltre alla settimana lavorativa di 4 giorni sostenuta da Beppe Grillo avanza, in queste ore, pure un’altra proposta, quella del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che chiede di fare una riflessione sul «vaccino obbligatorio», spiegando che «la nostra è un’economia basata sulla trasformazione e quindi sull’export, quest’anno forse faremo il record di 500 miliardi e non ci possiamo fermare».

 

Da un lato Grillo e la volontà di liberare sempre più tempo libero. Dall’altro il confindustriale Bonomi e il chi si ferma è perduto, l’economia corre e perciò vaccino obbligatorio per tutti. Se ci fosse ancora bisogno di descrivere come gran parte dell’Occidente (Italia compresa) sia andato in cortocircuito nell’epoca del Covid, ecco qui una diapositiva che però non scioglie il dilemma: tempo libero, ma da che? Auguriamoci non dalla libertà di scegliere.
 

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