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Covid, quarta ondata non nei reparti: il tasso di ospedalizzazioni resta basso

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Tommaso Carta
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Incidenza a 98, ogni giorno oltre 10 mila casi e decine di morti. La quarta ondata di Covid ora fa paura. «L'Italia non può ancora pensarsi fuori da questa sfida», avverte il ministro della Salute Roberto Speranza. I dati sono migliori rispetto alla media europea, grazie alla poderosa campagna vaccinale che frena il virus e limita ospedalizzazioni e decessi, ma «guai ad abbassare la guardia», non si stanca di ripetere Speranza, che ribadisce l'importanza dei sieri: «Ieri ci sono state circa 20mila le prime dosi - spiega -. Ci sono ancora persone che decidono di fare la prima dose e questo è molto importante. Io le ringrazio anche se sono arrivate tardi, perché ogni persona in più che si vaccina rende un po' più forte il nostro scudo contro il virus e ci consente di attraversare mesi che non saranno facili».

Nelle ultime 24 ore si registrano 10.544 contagi e 48 morti. Il tasso di positività è al 2%, con un aumento di ricoveri (4.145, 57 in più di giovedì) e terapie intensive (512, 9 in più). Il monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità mostra un indice Rt stabile a 1.21, mentre continua a crescere l'incidenza che si attesta su 98 casi ogni 100 mila abitanti (era 78 la scorsa settimana), ben al di sopra del dato 50 che è il tetto massimo che permette di effettuare tracciamenti adeguati. Alcune aree preoccupano più di altre, come la provincia autonoma di Bolzano dove l'incidenza è di 406 ogni 100mila abitanti, e il Friuli Venezia Giulia dove ha raggiunto quota 289.

Tutte le Regioni e province autonome restano per il momento classificate con «rischio moderato», soprattutto grazie alle ospedalizzazioni che, seppur in crescita, sono per ora sotto controllo con un tasso di occupazione letti del 7,1% nei reparti Covid, che scende al 5,3% per le terapie intensive. La risposta alla quarta ondata, sottolinea il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, non può che passare per la campagna vaccinale e l'attenzione ai comportamenti individuali, dall'uso delle mascherine, alle distanze e la cura dell'igiene delle mani.

Nonostante le oltre 93 milioni di dosi anti-Covid somministrate, quasi sette milioni gli italiani di età superiore ai 12 anni non ha alcuna copertura vaccinale, con più di due milioni e mezzo di over 50, scoperti. E se le terze dosi fanno registrare il «record» di 160 mila somministrazioni in un giorno, sono ancora senza «booster» la metà dei trapiantati e il 62% degli over 80. Infine, sebbene gli studi fin qui effettuati mostrino, a distanza di tempo, un calo della protezione data dai sieri, per la maggior parte dei vaccinati non è ancora tempo di richiami, perché non sono trascorsi i 6 mesi necessari. Sul punto Gianni Rezza, direttore della prevenzione presso il ministero, non esclude un taglio dei tempi che «non avrebbe effetti negativi e potrebbe accelerare la campagna - sostiene -. È un elemento da valutare con attenzione». In quanto all'attendibilità dei tamponi, Rezza ha spiegato che «i test antigenici rapidi possono avere una sensibilità inferiore con risultati falsi negativi. Ma con la variante Delta la carica virale è più elevata e quindi si dovrebbe avere di meno questo problema. D'altronde i test antigenici molecolari sono più complessi ed è difficile ripeterli nel tempo. Ma la valutazione dell'uso va fatta sulla base del momento».

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