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Restrizioni per i no-vax, Mariastella Gelmini apre alla richiesta delle Regioni: si rischia il disastro

Maria Elena Ribezzo
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I contagi salgono, i cambi di colore per molte zone d'Italia potrebbero essere imminenti, i rischi di restrizioni aumentano e le Regioni chiedono un «confronto urgentissimo» con il governo, che l'esecutivo accoglie: «Ho informato il presidente del Consiglio Draghi e il ministro Speranza. Il governo è ovviamente disponibile a mettere in agenda un tavolo di confronto, che dunque faremo a breve», fa sapere la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Obbligo della terza dose per medici e sanitari e ritorno a nove mesi della durata del Green pass sono le misure che potrebbero approdare all'esame del prossimo Consiglio dei ministri. Il ministro Speranza, dopo la riunione del Governo, ha fatto oggi un punto tecnico con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Al momento, viene ribadito, non sono allo studio altri provvedimenti e - sottolineano fonti dell'esecutivo - «i dati non giustificano allarmismi».

 

 

Le Regioni però si dicono preoccupate per il peggioramento dello scenario in alcune aree del Paese e per la ricaduta che potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a pochi giorni dall'avvio della stagione turistica invernale e a poche settimane dal Natale. Serve una «comune riflessione sulla tenuta delle regole vigenti che furono adottate in assenza dell'attuale percentuale di vaccinati e dello strumento della certificazione verde», mette in chiaro il presidente della Conferenza, il governatore del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga. L'obiettivo, insiste, è quello di mettere in sicurezza sia il sistema sanitario, sia le attività economiche e sociali, anche per «anticipare eventuali scenari di criticità». Domanda quindi che i territori siano coinvolti nelle decisioni, per «interventi condivisi partendo dalla considerazione dei danni economici incalcolabili legati all'incertezza che i prossimi passaggi di zona rischierebbero di provocare alle attività». «Qui non dobbiamo perdere un minuto». «Pensiamo a misure più morbide rispetto a quelle dell'Austria ma che possano avere comunque un senso se il virus dovesse continuare a crescere», spiega il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

 

 

La proposta è semplice, le zone che nello scorso autunno valevano per tutti, quindi il rosso, l'arancione e il giallo, se dovessero scattare per le regioni, dall'arancione in su, «valgano solo per chi non ha fatto le due dosi di vaccino». Nessuno spirito punitivo, assicura: «Sono solo le persone che rischiano di più e che stanno riempiendo gli ospedali». Un green pass a due velocità, uno per i vaccinati e uno derivante da tampone per i servizi essenziali, andrebbe deciso a livello nazionale, perché, osserva, «se fosse una misura regionale creerebbe un'Italia arlecchino ingestibile». Un altro lockdown nazionale come quello dello scorso anno «sarebbe un disastro» per Attilio Fontana, governatore della Lombardia, che appoggia la proposta di limitazioni valide solo per i «No Vax»: «Se ci dovessero essere dei provvedimenti io tendo a tutelare le persone che hanno fatto il vaccino. Deciderà il governo». Non è d'accordo il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli: «In questa fase sarei cauto nel mettere in campo altre restrizioni, con distinzioni tra chi è vaccinato e chi non lo è».

 

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