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Green pass a 9 mesi, si cambia sulla validità. Frattura sul lockdown per i no-vax

Luigi Frasca
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Il governo sembra sempre più deciso a imboccare la strada della riduzione del Green passa nove mesi. Le indiscrezioni uscite sulle intenzioni dell'esecutivo sono appoggiate anche da medici e infettivologi. Antonino Giarratano, neo presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) spiega all'Adnkronos: «Portare la durata del Green pass a 9 mesi è utile. Ormai è documentato dagli studi più recenti pubblicati che la risposta anticorpale scende dopo un lasso di tempo. E quindi aumenta il rischio che le persone vulnerabili vadano incontro a malattia. Questo lo riscontriamo già nelle nostre terapie intensive dove abbiamo una crescita dei pazienti fragili». «La scelta della durata del certificato verde - continua- è più politica che tecnica. Ma le indicazioni scientifiche possono orientare. Gli unici due studi che abbiamo ci dicono che dopo 6 mesi si abbatte del 60% la capacità anticorpale di reagire al virus. In ogni caso dobbiamo sempre tenere presente che ancora non sappiamo tutto su come funziona l'immunità rispetto a questo virus. Acquisiamo sempre più conoscenze ma non sappiamo tutto». Intanto però lo spettro di un nuovo lockdown si fa più concreto.

 

 

Per questa ragione il segretario del Pd, Enrico Letta, sposa la linea delle Regioni di un lockdown selettivo, nel quale a rimanere a casa siano i soli non vaccinati. Una extrema ratio che il governo aveva allontanato proprio in attesa di vedere l'andamento dei dati. Ora, numeri alla mano, Letta rompe gli indugi e sposa la linea Fedriga: «Io sono su questa linea, la più rigorosa che ci possa essere, se non si fa così fra qualche settimana torniamo in lockdown e poi sarà troppo tardi», spiega durante la presentazione dell'ultima fatica letteraria di Bruno Vespa. Per Letta «siamo in un momento delicato della pandemia, perché entriamo in una fase di scadenza della campagna vaccinale. Seguire questa vicenda e avere il massimo rigore possibile è legato al fatto che siamo in una fase in cui non si può assolutamente sbagliare». Il Presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia aveva, infatti, spiegato nei giorni scorsi: «La mia idea è che le restrizioni della zona gialla non valgono per i vaccinati». Un orientamento condiviso da tutte le Regioni di centrodestra (Cirio, Fontana, Occhiuto, Toti), ma non dal leader del partito. Come Matteo Salvini: «Basta terrorizzare gli italiani. Stiamo lavorando per non chiudere, non proibire, niente a nessuno».

 

 

Ma a frenare rispetto alla linea dei governatori e di Letta, non è solo il leader leghista: «In Italia, grazie a un tasso di vaccinazione tra i più elevati in Europa e a un uso esteso del Green pass, la linea adottata sinora dal Governo sembra la più adeguata per fronteggiare l'attuale quadro epidemiologico. Il tema del lockdown per i non vaccinati non è all'ordine del giorno», scrivono in una notai componenti M5s della commissione Affari sociali. «Non dobbiamo dimenticare mai che le misure devono sempre rispettare i principi di adeguatezza e proporzionalità a cui abbiamo aderito sin dall'inizio della pandemia», aggiungono. Il segretario dem, tuttavia, si mostra più che mai convinto della necessità di seguire ancora la linea del rigore e stigmatizza, con Giorgia Meloni al fianco, l'atteggiamento di Fratelli d'Italia e Lega: «Io sono rimasto abbastanza impressionato in questi mesi nel vedere le distanze così marcate fra le forze politiche» sul tema dei vaccini.

 

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