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Scarcerato ma resta dietro le sbarre, lo "strano" caso di Giancarlo Pittelli

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Cose incredibili della giustizia italiana. Ha ottenuto gli arresti domiciliari, su disposizione del tribunale del Riesame di Reggio Calabria, ma dopo sette ore circa dal provvedimento, l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Fi e del Pdl, si trova ancora detenuto in carcere per un dubbio interpretativo rispetto all’utilizzo o meno del braccialetto elettronico che dovrebbe indossare per tornare a casa.

A ricostruire l’accaduto sono gli avvocati difensori di Pittelli, Guido Contestabile e Salvatore Staiano. Il primo e si trova davanti al carcere di Reggio Calabria senza riuscire ad ottenere la scarcerazione del proprio assistito nonostante non ci sia più alcun provvedimento di custodia in carcere. «Abbiamo informato tutte le autorità competenti - ha detto all’AGI l’avvocato Contestabile - ma non riusciamo ad ottenere la scarcerazione di un uomo che non ha alcun motivo per essere ancora detenuto».

Pittelli era stato arrestato lo scorso 19 ottobre nell’ambito dell’operazione «Mala Pigna» coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. L’operazione ha evidenziato gli interessi malavitosi della cosca Piromalli, mentre Pittelli sarebbe stato, secondo l’accusa, «uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento avendo instaurato con la ’ndrangheta uno stabile rapporto "sinallagmatico"».

L’ex senatore si trovava già agli arresti domiciliari nella sua casa di Catanzaro nell’ambito della maxi inchiesta contro la ’ndrangheta «Rinascita Scott», mentre la nuova indagine lo aveva riportato nuovamente in cella. Poi la decisione del tribunale del Riesame di Reggio Calabria che, però, non ha trovato concreta applicazione lasciando Pittelli dietro le sbarre.

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