La bambina nata da madre surrogata in Ucraina è tornata in Italia. Giorgia Meloni attacca: "Utero in affitto reato universale"
È arrivata ieri a Malpensa da Kiev la bambina nata con tecniche di maternità surrogata, con i genitori italiani che erano andati in Ucraina a riconoscerla ma poi l'hanno lasciata alla tata per 15 mesi, senza farsi mai vedere. Sono tornati in Italia affidando la neonata a una baby-sitter reperita attraverso un’agenzia interinale ucraina. Ma al compimento del primo anno di vita, non avendo più notizie dai genitori e non avendo più ricevuto il compenso pattuito, la donna, disperata, si è rivolta al consolato italiano per denunciare quanto accaduto.
È stato il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) a gestire il caso della piccola, che ora sarà affidata ad un’altra famiglia italiana. «Le condizioni della bambina sono buone. Per fortuna, la tata che l’ha accudita fino a ieri l’ha amata molto e se ne è presa cura egregiamente. Come sempre la Croce Rossa protegge l’umanità e opera attivamente per garantire il diritto di adulti e minori a essere protetti» dichiara Carolina Casini, medico pediatra volontaria della Croce Rossa Italiana.
Il caso è diventato materia di scontro anche politico. «Siamo sconvolti dalla notizia della bimba nata in Ucraina attraverso la pratica dell’utero in affitto perché commissionata da una coppia di italiani e poi abbandonata. Grazie al Consolato italiano a Kiev, alla Polizia di Stato e alla Croce Rossa per aver fatto rientrare in Italia la piccola per essere affidata ad una nuova famiglia e a tutti coloro che si sono presi cura della bambina e non le hanno fatto mancare nulla. Rinnoviamo ancora una volta il nostro appello alle forze politiche, a partire da Lega e Forza Italia: uniamo le forze per approvare la proposta di legge di FdI, ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera, per rendere l’utero in affitto reato universale, ovvero punibile anche all’estero. La vita non può essere una merce di scambio». Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
«Tutti conoscono l’appello diffuso con mio marito per trovare una donna che ci aiuti a coronare il nostro sogno di avere un figlio in Italia. Pochi sanno che contemporaneamente abbiamo iniziato l’iter per l’adozione nazionale. Lungaggini burocratiche e assenza di bambini in stato di abbandono ci obbligano a un’attesa senza certezze. Non si tratta di come un bambino nasce ma dell’amore che si è disposti a dargli. È per questo che io e mio marito Sergio siamo disponibili ad accogliere la bambina nata in Ucraina». Così Maria Sole Giardini,consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e affetta dalla sindrome di Rokitansky, che nel 2016 tramite l’Associazione aveva lanciato un appello per cercare un’altra donna che, tramite la tecnica di gravidanza solidale, potesse portare avanti la gravidanza al suo posto.