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In Onda, "terza dose da fare assolutamente". Ilaria Capua senza dubbi sul vaccino e non chiude a nuovi lockdown

Giorgia Peretti
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“La terza dose deve essere fatta”, Ilaria Capua è tranchant in merito alla dose ‘booster’ del vaccino anti-Covid. La virologa, direttrice del centro di eccellenza One Health dell’Università della Florida, è ospite a “In Onda”, sabato 6 novembre, per fare il punto sulla pandemia alla vigilia della paventata quarta ondata. In collegamento con lo studio di David Parenzo e Concita De Gregorio spiega: “La quarta ondata sta avvenendo in quelle parti d’Europa dove il tasso di copertura vaccinale è bassissimo: Romania 25%, in Bulgaria ci sono numeri bassissimi così come in Russia e nella stessa Germania. Non possiamo paragonare quello che sta succedendo in delle zone che non hanno applicato la strategia di vaccinazione come strategia essenziale”.

 

 

Il bicchiere è mezzo pieno per l’Italia, che procede la propria campagna vaccinale registrando uno tra i più alti tassi di vaccinazione. Ma la terza dose deve essere un appuntamento improrogabile per gli italiani: “Deve essere fatta è assolutamente importante che le persone capiscano. L'immunità cala, non è che uno si si immunizza una volta e poi non ha più bisogno di nulla questo avviene per pochissime infezioni. Per la stragrande maggioranza uno si vaccina gli anticorpi iniziano a diminuire e allora bisogna intervenire”.

 

 

La virologa dice la sua anche sull’ipotesi di un lockdown selettivo, una misura creata ad hoc per coloro che non hanno voluto aderire alla campagna vaccinale. Dal prossimo venerdì in Austria, entrerà in vigore il nuovo provvedimento e la Capua con lo sguardo fisso alla scienza commenta: “Il lockdown, per qualunque persona sia essa vaccinata che non vaccinata, diminuisce l’esposizione al contagio. Ciò significa che si è meno responsabili anche di causare il contagio. Le manifestazioni contro il green pass erano prevedibili, non si può essere tutti d'accordo. Purtroppo, però, come stiamo vedendo a Trieste le persone non vaccinate, esposte a una circolazione virale molto elevate, vanno a finire in ospedale”. Infine, conclude: "Questo tipo di infezione è questione di numeri. Gli strumenti coercitivi sono tutti antipatici però lo stato e i governi devono tutelare la salute pubblica e devono tutelare la tenuta degli ospedali”.

 

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