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Saviano a processo per diffamazione, l'insulto tremendo alla Meloni. Furia anche in tribunale: "Non vi mollo!"
Roberto Saviano finisce a processo. Lo scrittore sotto scorta di Gomorra, idolo dei radical chic che predicano contro i discorsi d'odio ma spesso li mettono in pratica, dovrà rispondere di diffamazione nei confronti della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.
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Saviano infatti è stato rinviato a giudizio dal gup di Roma per fatti relativi alla fine del 2020, più precisamente a dicembre di quell'anno, quando scrittore durante un dibattito in una trasmissione di La7 aveva definito la Meloni una "bastarda". Neanche a dirlo, nella trasmissione si parlava di migranti e degli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste italiane, oltre che del ruolo delle Ong. Dietro l'angolo la prima udienza del processo, fissata per il 15 novembre prossimo.
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Il pm Pietro Pollidori, cui è stato affidato il procedimento, nel luglio scorso ha proceduto alla chiusura delle indagini contestando a Saviano il reato di diffamazione. Lo scrittore si è presentato in aula. Andrea Delmastro delle Vedove, legale di Giorgia Meloni, svela un aspetto curioso sul "confronto" avvenuto in aula. "Saviano mi puntava il dito in faccia dicendo ’non vi mollo, non vi mollo'. Non credo sia un comportamento consono a un’aula di tribunale e in tanti anni da avvocato non mi è mai capitato". "Il gup ha definito esorbitante, rispetto al diritto di critica politica, l’epiteto ’bastarda' - spiega Delmastro - mentre Saviano in aula ha rivendicato le sue parole".
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Il passaggio del talk show oggetto della controversia è quello in cui lo scrittore, in riferimento alla morte di un bambino della Guinea durante un viaggio della disperazione nel Mediterraneo, aveva affermato: "Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong: 'taxi del mare', 'crociere'... ma viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come e' stato possibile, tutto questo dolore descriverlo cosi'? È legittimo avere un'opinione politica ma non sull'emergenza". Se ne parlerà in tribunale.