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Oggi l'udienza preliminare sul caso del figlio di Grillo: Ciro non sarà in aula

Francesca Mariani
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L’appuntamento è fissato per questa mattina al Tribunale di Tempio Pausania davanti al Gup Caterina Interlandi, ma Ciro Grillo e i suoi tre amici, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese di 19 anni non ci saranno. Anche questa volta Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, hanno deciso di restare a Genova ed essere rappresentati in aula dai loro legali. Dall’altro lato dei banchi ci sarà l’avvocato Giulia Bongiorno che rappresenta Silvia, la studentessa che ha denunciato il presunto stupro di gruppo che sarebbe avvenuto nel residence di Beppe Grillo a Cala di Volpe, in Costa Smeralda. Quella notte, tra il 16 e il 17 luglio 2019, era con un’amica, che però non è una testimone oculare perché dormiva sul divano. E anche lei è vittima di abusi perché, durante il sonno, i giovani hanno scattato delle fotografie in atteggiamenti osceni proprio sul suo viso. Agli atti, da pochi giorni, anche una consulenza medico legale da cui emerge il sospetto che la studentessa italo-norvegese fosse stata costretta ad assumere Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, un’ipotesi avanzata dal consulente, il professor Enrico Marinelli dell’Università La Sapienza, specialista in medicina legale, depositata dall’avvocata Bongiorno.

 

 

«In linea puramente teorica scrive Marinelli nella relazione di una ventina di pagine - non è possibile escludere» che la presunta vittima abbia assunto «cosiddette droghe da stupro, prima o in associazione con l’alcol». Il professore le definisce «particolarmente insidiose» poiché sono «costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere». Se per Ciro Grillo e i suoi amici il raopporto con la ragazza sarebbe stato «consenziente», il professore scrive che «non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo». Perché l’alcol «scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione». La ragazza, come sembra, avrebbe avuto un vuoto di memoria dopo il risveglio.

 

 

La denuncia è arrivata una settimana dopo il presunto stupro di gruppo, al suo ritorno a Milano, dove vive con i genitori. I pm hanno ripercorso nella richiesta di rinvio a giudizio per i 4 giovani genovesi tutte le tappe della vicenda. A partire dal racconto della giovane, «costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno», «afferrata per la testa per farle bere mezza bottiglia di vodka» (la legale della famiglia della ragazza ipotizza che la droga dello stupro sia stata fatta bere in quel frangente) e «costretta ad avere rapporti di gruppo».

 

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