Il vaccino italiano lo paga Bill Gates. ReiThera andrà ai Paesi africani
Il vaccino italiano dell’azienda ReiThera era stato bocciato a maggio dalla Corte dei conti. Da allora il nostro Paese ha rinunciato a produrre in proprio un siero anti-Covid. Adesso, inaspettatamente, spunta un nuovo investitore. Un peso da novanta come la fondazione Bill & Melinda Gates. Il fondatore di Microsoft, uno degli uomini più ricchi del mondo, ha deciso di puntare sull’azienda di Castel Romano. Non verrà proseguito il progetto del vaccino fatto naufragare in primavera, ma si lavorerà alla creazione di un nuovo siero, di «seconda generazione». La tecnologia di base sarà sempre la stessa. Ma il nuovo sviluppo dovrebbe permettere di combattere le varianti emergenti del Covid. Inoltre, visto che il nostro governo non ci ha creduto, i mercati di sbocco di questo farmaco saranno quelli dei Paesi a basso e medio reddito, in particolare in Africa.
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Per il momento, i fondi investiti da Gates ammontano a 1,4 milioni di dollari. Ma non è detto che in futuro aumentino. ReiThera mette a disposizione le tecnologie e la fondazione la rete di collaboratori scientifici. Questa sinergia potrà portare anche alla produzione di più vaccini anti-Covid. E si potrà allargare anche ad altri settori, supportando l’iniziativa contro l’Hiv della fondazione Bill & Melinda Gates per la generazione di vaccini innovativi. Stefano Colloca, Chief Technology Officer e co-fondatore di ReiThera, spiega, infatti, che «il progetto ci permetterà di accedere alla rete di collaboratori scientifici di grande esperienza della fondazione Bill & Melinda Gates, sfruttando il potenziale della nostra nuova tecnologia del vettore GRAd per lo sviluppo di vaccini necessari sia per le nuove varianti di COVID-19 che per l’Hiv, i quali potrebbero avere un impatto molto positivo sulla vita delle persone nei Paesi a basso e medio reddito».
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Grazie al progetto avviato nei mesi scorsi, poi fermato dai magistrati contabili, ReiThera ha già sviluppato quello che si chiama, in gergo tecnico, «GRAd-COV2», un candidato vaccino contro il Covid, che codifica la proteina spike del coronavirus Sars-CoV-2, basato sul nuovo vettore adenovirale derivato dal Gorilla, reso incapace di replicarsi.
L’azienda spiega che «il vettore GRAd appartiene alla specie C di adenovirus, che comprende i più potenti vettori per i vaccini genetici, ed è caratterizzato da una bassa sieroprevalenza negli esseri umani». ReiThera assicura anche che la protezione è alta, «con tassi di sieroconversione contro il virus superiori al 93% dopo una singola dose e oltre il 99% con due dosi».
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Come detto, gli scienziati li invierà direttamente Gates. L’azienda laziale ci metterà i macchinari. In particolare, bioreattori a tecnologia monouso che supportano un volume di lavoro fino a 3.000L.
Non è detto che, comunque, che possa ripartire anche il progetto bloccato dalla Corte di conti. Sull’argomento è tornato pochi giorni fa Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani di Roma. L’istituto, infatti, aveva collaborato alla sperimentazione del vaccino che si è fermato alla fase 2. «Non sono state sprecate risorse - ha spiegato Vaia all’Adnkronos - La fase 1 si è conclusa con successo e si è passati alla fase 2 che noi abbiamo continuato a coordinare con un nostro ricercatore i cui risultati non sono stati resi noti ma ci sono segnali buoni, anche se non ufficiali. Io stesso ho chiesto ad autorità internazionali e a paesi esteri di finanziare la fase 3 perché nel mondo ci sarà bisogno di vaccini e anche del vaccino italiano».