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Johnson&Johnson, la seconda dose di vaccino dopo sei mesi ma con un siero mRna

Benedetto Antonelli
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Il milione e mezzo di italiani vaccinato con Johnson & Johnson farà la dose di richiamo dopo almeno sei mesi con un vaccino a mRna, Pfizer o Moderna. La Commissione tecnico scientifica dell'Aifa ha dato il suo parere positivo in merito. Subito dopo è arrivata la circolare del ministero della Salute che autorizzala nuova somministrazione. La cosa singolare è che negli Usa il richiamo per chi ha fatto il vaccino J&J viene somministrato già dopo due mesi dalla prima dose. Un periodo, quindi, molto inferiore all'intervallo dei sei mesi deciso dall'Italia.

Inoltre, negli Stati Uniti si può fare anche con lo stesso siero, non per forza con Pfizer o Moderna come in Italia. Gli italiani che hanno fatto J&J sono in stragrande maggioranza donne, circa un milione. La somministrazione di una dose booster eterologa «è opportuna a partire da sei mesi dalla prima», spiegano gli scienziati dell'Agenzia italiana del farmaco. Una decisione supportata da un «solido razionale».

In ogni caso viene precisato- «i dati disponibili indicano una sostanziale stabilità della risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, fino a 8 mesi dalla somministrazione di una dose di vaccino Janssen (J&J)». E anche la protezione nei confronti di malattia grave, ospedalizzazione o morte «risulta sostanzialmente stabile fino ad almeno 6 mesi dalla vaccinazione».

Allo stesso tempo, tuttavia, con il passare dei mesi si osserva «un lento declino dell'efficacia nei confronti delle forme lievi o moderate di malattia». Una soluzione analoga sarà prospettata a breve anche per gli immunizzati, soprattutto stranieri residenti in Italia, con vaccini non ancora approvati da Ema. «Si è ragionato di aprire alla possibilità di una dose booster per i vaccinati con altri vaccini di cui si è molto parlato come Sinovac e Sputnik», annuncia il dg dell'Aifa, Nicola Magrini. «Credo che questa decisione faciliterà l'acquisizione del green pass», aggiunge.

Intanto in Italia la campagna vaccinale prosegue ed è stato tagliato il traguardo delle 90milioni di inoculazioni. La maggior parte però sono richiami o terze dosi, nonostante il green pass, i restii sono ancora molti. Per questo motivo il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, torna a parlare di obbligo vaccinale che potrebbe essere esteso ad altre categorie. «Non è assolutamente un tabù e siamo pronti a prenderlo in considerazione perché l'obiettivo è quello di proteggere i cittadini italiani», spiega.

La volontà resta quella di raggiungere quota 90% di immunizzati per poter aprire poi «una fase nuova e rivedere anche le misure restrittive, come l'utilizzo del green pass», dichiara ancora. E che l'ipotesi di un richiamo possa essere offerta a tutta la popolazione lo dice il dg di Aifa, Nicola Magrini: «Al momento ci si concentra sui soggetti a rischio, nei prossimi mesi è ipotizzabile che saremo rivaccinati ma è bene vedere l'andamento della pandemia». I dati di ieri evidenziano una situazione sempre sotto controllo riguardo alla pressione ospedaliera, con 37 ricoveri in più e un calo di 4 unità in terapia intensiva, con 31 ingressi giornalieri. I nuovi positivi sono 5.188 con 63 decessi. Record di tamponi processati, oltre 717mila, con un tasso di positività che si attesta allo 0,7% (-0,5%).

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