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Povera piccola Greta Thunberg presa in giro dai grandi del mondo

Franco Bechis
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Il rischio è che del G20 resti soprattutto la foto un po' grottesca in cui i grandi del mondo che negli ultimi due anni hanno senza alcuna esclusione magnificato la scienza, si buttano una monetina alle spalle nella Fontana di Trevi sperando che porti loro fortuna. Perché molto altro a parte quel grottesco inquinamento delle monete in quella vasca nel centro di Roma non sembra da mettere nell'album dei ricordi. In queste ore tutti, compreso il nostro Mario Draghi che in queste occasioni sforna cammei non dissimili a quelli che Rocco Casalino suggeriva a Giuseppe Conte, si sono trasferiti a Glasgow per unirsi ai piccoli del mondo nel Cop 26 e promettere “emissioni zero” in questo secolo o in chissà quale altro.

 

Fanno sorridere questi grandi uomini del pianeta incapaci di mettersi d'accordo fosse anche su minime cose, però calatissimi nella grande recita che ogni tanto debbono mettere in scena, perfino con inchino o altro omaggio alla giovane Greta Thunberg che continua a trascinare le giovani generazioni del globo in cortei e battaglie che nessuno davvero ascolta. Fanno impressione in momenti come questi dove davvero bisognerebbe evitare la teatralità almeno in rispetto al dolore e alla sofferenza provata dal mondo intero, queste sfilate di potenti inconcludenti quanto infine impotenti. 

 

Povera Greta, mentre tutti fingono di venirle incontro e di ripulire il mondo, proprio quelli che più promettono di seguire con interesse le sue grida, stanno in realtà facendola nera. Nera come quel carbone che lei vorrebbe archiviare per pulire il mondo con altre fonti di energia. Si punta il dito sulla Cina- che non ha alcuna intenzione di abbandonare le sue miniere, o sulla Russia che non ha alcuna intenzione di sorridere alle richieste della ragazzina svedese. Ma a prenderla in giro sono proprio quelli che invece la portano sul palco fingendosi impressionati e convinti da questi giovani che sfilano nei venerdì per il futuro del pianeta. Come racconta oggi su Il Tempo il nostro Carlo Solimene, nell'America di quel Joe Biden che alla presidenza è arrivato anche come profeta degli accordi sul clima rigettati dal terribile Donald Trump, sta avvenendo l'esatto opposto.

 

I colossi mondiale del carbone hanno già venduto oggi- e a caro prezzo- tutte le loro estrazioni previste nel 2022, e gran parte di quelle possibili nel 2023. Gli Stati Uniti sono neri come la pece quanto mai è accaduto, e la diffondono per business nel resto del mondo. E gli altri profeti dell'energia pulita non sono da meno. A cominciare dal paese che ospita il vertice sul clima, la Gran Bretagna di Boris Johnson, che sul carbone prospera come pochi altri paesi. Nemmeno un mese fa- era il 4 ottobre- il governo e il Parlamento inglese si dividevano in animate discussioni sulla proposta-  a dire il vero già parzialmente operativa- di riaprire le vecchie ciminiere in disuso della miniera a carbone vicino alla città di Whitehaven, che dovrebbe diventare uno dei nuovi serbatoi di energia inglesi del Nord Ovest. Su cosa era la discussione? Su una questione di opportunità: pareva brutto iniziare i lavori di costruzione proprio alla vigilia del Cop 26 che in quelle terre si stava ospitando. Così semplicemente i cantieri sono stati rinviati. Ma la produzione di carbone si allargherà.

Stesso film nella Germania di Angela Merkel e di Ursula von der Leyen. Il primo ottobre scorso gli attivisti alla Greta occupavano i campi intorno alla miniera a carbone di Garzweiler a Luetzerath, un piccolo villaggio di minatori che adesso dovrebbe scomparire per allargare il campo di estrazione della stessa miniera, destinata nei piani governativi a produrre di più. I piani non sono cambiati e  così tutti mentre promettono “zero emissioni” il prima possibile, ma assai in là nel tempo, per il momento estraggono tutto il “nero carbone” possibile.
Bisogna capirli questi grandi del mondo: il 2021 è stato una brutta botta per i loro piani. Lo sanno bene i cittadini dei loro paesi, a cui sta aumentando la bolletta energetica a doppia cifra perché si è scoperto che le fonti alternative non sono così certe e inesauribili. Ricordate quanti sermoni sull'eolico, con il vento che sarebbe sempre esistito e la certezza di potere produrre energia pulita?

Quest'anno si è scoperto che invece ci sono state intere aree del mondo dove non è tirato manco un refolo nella scorsa primavera e in estate, e l'energia inesauribile all'improvviso si è esaurita. Così, inutili le grandi sceneggiate in corso. E il destino della povera Greta sarà ancora a lungo essere coperta di quel nero del carbone, manco facesse la spazzacamino.

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