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Ragazzi uccisi a Ercolano, oggi l'udienza per il camionista. La Procura: "Resti in carcere"

Voleva uccidere? La ricostruzione della tragedia di Ercolano dove il 53enne autotrasportatore Vincenzo Palumbo ha sparato undici colpi di pistola contro due sconosciuti giovani, Giuseppe Fusella, di 26 anni, e Tullio Pagliaro, di 27 - da lui scambiati per "ladri" - passa oggi al vaglio del giudice delle indagini preliminari. È prevista nel carcere di Poggioreale, l'udienza di convalida del fermo. Palumbo era finito dietro le sbarre alle 23 di venerdì.

Per la Procura di Napoli la condotta del camionista 53enne, sarebbe stata intenzionale. L'uomo è accusato del duplice omicidio di Giuseppe Fusella, 26 anni e Tullio Pagliaro, 27 anni, incensurati di Portici, uccisi a Ercolano la notte del 29 ottobre. Per gli inquirenti, come emerge da una nota della Procura, la dinamica dei fatti, il numero di colpi esplosi, la sequenza e la direzione, così come ricostruito dalle indagini, appare rivelare una condotta "intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta dei giovani".

Dalle ricostruzioni degli inquirenti, dopo la mezzanotte del 29 ottobre Palumbo avrebbe esploso 11 colpi di pistola con una Beretta calibro 40. I colpi erano indirizzati all'auto occupata dai due ragazzi che si stavano allontanando. Cinque proiettili hanno raggiunto e perforato il tettuccio della vettura. I due giovani sono stati colpiti mortalmente alla testa, come ricostruito dalla Procura. L'uomo è stato sottoposto a fermo alle 22:40 di venerdì; durante l'interrogatorio ha raccontato di essere stato svegliato dal suono dell'allarme di casa, di aver quindi preso la pistola custodita sotto al cuscino (a causa di un furto subito a settembre) e di essersi precipitato sul terrazzo. Qui Palumbo ha riferito di aver visto un giovane in fuga all'interno della sua proprietà che, alle sue grida, sarebbe fuggito nell'auto che lo attendeva con il motore acceso. Il 53enne ha quindi dichiarato di aver esploso 4 o 5 colpi di pistola, nonostante l'arma si fosse inceppata.

Per la Procura, però, gli esiti delle indagini contraddicono questa tesi. Dai rilievi è emerso che Fusella e Pagliaro non detenevano armi da fuoco o di altro genere, né strumenti per lo scasso o per travisare il volto. Nessun altro elemento, secondo gli inquirenti, risulta acquisito per ipotizzare che le vittime si trovassero in quel luogo per commettere furti o altro genere di reati.

Palumbo intanto ha chiesto scusa. "Non voleva uccidere", ha detto l'avvocato d'ufficio Francesco Pepe che lo difende. "Attendiamo il percorso degli inquirenti", ha aggiunto Pepe, "siamo in attesa di convalida" del fermo da parte dell'autorità giudiziaria. "Il mio assistito - ha proseguito il legale a LaPresse - è profondamente dispiaciuto e addolorato, non voleva uccidere e chiede scusa per il dolore causato alle famiglie per la perdita dei ragazzi. Anche sua moglie si associa alle scuse". A difendere Palumbo c'è anche l'avvocato Fioravante De Rosa.