Tagadà, la teoria del complotto del leader di Io Apro: grosso alone politico sulle manifestazioni. La Panella si infuria
La verità di Biagio Passaro. Finito in carcere il 10 ottobre scorso, dopo essere entrato come leader del movimento Io Apro all’interno della sede della Cgil di Roma nella manifestazione del 9 ottobre iniziata a Piazza del Popolo, Passaro è stato scarcerato senza alcuna misura alternativa, pur rimanendo indagato per quanto accaduto nella Capitale nella protesta contro il green pass. Nella puntata del 1 novembre di Tagadà, programma di La7 condotto da Tiziana Panella, viene intervistato il manifestante: “Sono per la libertà di manifestazione sempre, ma senza violenza. Se non si può manifestare non si manifesta e si rispettano le regole. È diritto di tutti gli italiani manifestare dove - evidenzia sui limiti alle proteste in piazza messi in atto a Trieste - si può manifestare. Penso inoltre che sugli scontri del 9 ottobre ci sono fatti non chiari e che ci sia un grosso alone politico che ci ha messo le mani, anche con il mio arresto”.
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Tiziana Panella non ha capito dove Passaro vuole andare a parare: “Questa è una di quelle insinuazioni che o me la chiarisce o se la tiene per sé”. “Penso che - replica il leader di Io Apro - sia stata anche una situazione politica, conveniente a qualcuno. Non faccio nomi, ma dico che c’è un alone politico dietro queste manifestazioni. Quando sono entrato dentro si vede che si vestono, si svestono e sotto hanno delle armi. Erano quelli che hanno poi sfondato la Cgil”. “Quindi il ministro Lamorgese ce l’aveva con Passaro”, dice ironicamente la conduttrice.
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“Non ho detto questo, ma che dietro c’è un alone politico. Io dico solo…” prova a chiarire il manifestante, ma la padrone di casa lo interrompe adirata per la teoria del complotto esposta nel collegamento: “No, mi perdoni, noi diamo voce a tutti e consentiamo a tutti di esprimere la propria opinione, ma quando uno fa insinuazioni e butta lì la frase sul fatto che giovava a qualcuno o dice a chi giova o non lo dice, perché sennò è un modo di procedere che non giova alla democrazia”.