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Il pasticcio del vaccino Johnson & Johnson. Dati allarmanti ma Palazzo Chigi tace

Dario Martini
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In Italia ci sono un milione e mezzo di vaccinati con Johnson&Johnson che, in base alle ultime evidenze scientifiche, dovrebbero fare la seconda dose al più presto. Invece, sono stati completamente dimenticati dalle autorità sanitarie e dal ministero della Salute. La Fda americana, l’equivalente della nostra agenzia del farmaco, il 20 ottobre scorso ha dato il via libera al "richiamo" al vaccino monodose, spiegando che la seconda somministrazione va fatta due mesi dopo la prima. Quasi tutti gli italiani immunizzati con questo siero hanno superato abbondantemente questo lasso di tempo. Una vera e propria beffa. Sorprende il fatto che gli scienziati americani se ne siano accorti solo adesso. Il loro parere, però, è inequivocabile: «Il vaccino J&J ha prestazioni in termini di efficacia inferiori a Pfizer e Moderna».

 

Inizialmente sembrava che le nostre autorità sanitarie avessero recepito il problema. Una settimana fa, Walter Ricciardi, consulente per il Covid del ministro Speranza, è andato in televisione per spiegare che «l’efficacia del vaccino J&J cala dopo due mesi». Facendo riferimento proprio agli studi americani, ha aggiunto: «La protezione dopo 60 giorni cala sensibilmente, a maggior ragione con la variante Delta». Per il consulente del ministro bisogna dare la priorità agli over 60. Eppure, negli Stati Uniti, si ritiene che la nuova dose debba essere destinata a tutti i maggiorenni.

 

Subito doopo Ricciardi è intervenuto Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di sanità: «È di queste ore la notizia che è in corso un processo di revisione da parte di Fda, e successivamente anche da parte di Ema, per la somministrazione di una seconda dose con un vaccino mRna, che avrebbe il vantaggio di generare una risposta immunologica anche migliore. Anche somministrandolo oltre due mesi non inficia l’efficacia. Appena arriveranno le indicazioni delle agenzie regolatorie, si farà tutto velocemente». Tre giorni dopo è stata la vota del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Ci sarà una priorità per coloro che hanno fatto il vaccino J&J che dovranno fare la seconda dose. Le indicazioni saranno date a breve in maniera chiara ed esaustiva».

 

È comprensibile che di fronte a tutte queste dichiarazioni gli italiani che hanno ricevuto il monodose J&J, ormai molti mesi fa, abbiano iniziato a preoccuparsi. Alcuni hanno cercato anche di prenotare il richiamo. Ma hanno sbattuto contro un muro di gomma. Intanto il tempo passa e dal ministero della Salute tutto tace. Pare che la prossima settimana, il 2 e il 3 dicembre, la Commissione consultiva tecnico-scientifica dell’Aifa esaminerà la questione. Solo allora, forse, la situazione si sbloccherà.

Come detto da Locatelli, la seconda dose per il milione e mezzo di vaccinati con Johnson&Johnson sarà fatta con un siero diverso, Pfizer e Moderna. Ipotesi contemplata anche dalle autorità sanitarie americane. Queste ultime, però, non vietano che possa ripetersi una somministrazione con J&J.

L’azienda produttrice di questo vaccino rassicura che non ci sono particolari controindicazioni rispetto a quelle già conosciute. Anzi, la dose "booster" fa schizzare in alto gli anticorpi: «Se somministrata 56 giorni dopo la prima, ha fornito il 100% di protezione contro le forme gravi/critiche di Covid». Se invece viene iniettata «dopo 6 mesi fornisce un aumento degli anticorpi di 12 volte».
 

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