Torna l'ora solare, lancette un'ora indietro
Nella notte tra sabato 30 e domenica 31 ottobre tornerà l’ora solare, forse – e sottolineamo forse - per l’ultima volta. Un rito, quello di far girare indietro le lancette dell’orologio di un’ora nell’ultima domenica di ottobre, che in Italia prosegue ininterrotto dal 1966 ma che, a partire dal 2022, potrebbe cessare di esistere. Il condizionale in questo caso è d’obbligo, perché la proposta dell’abolizione del cambio di orario, provenendo dall’Unione Europea, è in stallo da circa tre anni, come del resto lo sono molte altre indicazioni provenienti da Bruxelles. Indicazioni che dividono più spesso di quanto uniscano, quasi sempre a causa della a volte inconciliabile diversità dei Paesi membri che dovrebbero recepirle. E quello dell’abolizione dell’ora legale (o viceversa) è, in questo senso, un caso di scuola. Proposto dalla precedente Commissione guidata da Junker nel 2018, l’idea ha da subito spaccato l’UE in due, nonostante fosse stata presentata a seguito di un sondaggio pubblico che aveva raccolto percentuali bulgare a favore dello stop al cambio di orario e nonostante si lasciasse libera scelta agli Stati.
Tutt’ora l’accordo pare ancora lontano, complice anche la pandemia che ha costretto tutti, Commissione e Paesi membri, ad occuparsi di faccende più urgenti e di conseguenza a derubricare la questione fin quasi a farla sparire dagli ordini del giorno (l’ultima discussione risale al dicembre 2019). Come prevedibile, i due schieramenti a confronto sono sempre gli stessi: Europa del Nord contro Europa del Sud. Gli stati del Nord Europa non hanno bisogno dell’ora legale, avendo in estate ore di luce in abbondanza, vista la vicinanza al circolo polare artico; quelli del Sud, invece, ne hanno bisogno eccome, traendone vantaggio sia in termini di «tempo libero» disponibile che, soprattutto, in termini di risparmio energetico e dunque economico.
Secondo la società Terna Rete Italia, ad esempio, nel solo periodo 2004-2020 la presenza dell’ora legale nel nostro Paese ha portato un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 700mila euro, in virtù dei minori consumi energetici prodotti. Un motivo più che valido per spingere l’Italia (e gli stati del Sud in generale) a tenersi stretta l’ora legale ed estenderla a tutto l’anno, sopratutto in questo periodo in cui i prezzi per l’energia sono letteralmente impazziti. Peccato però che in sede di trattativa europea l’Italia fin’ora abbia scelto di non scegliere, e cioè di mantenere le cose come sono adesso, per la gioia dei tanti «solaristi» ben felici di poter dormire un’ora in più per sei mesi. Anche se quell’ora di sonno aggiuntiva potrebbe finire sulla loro bolletta.