Vaccino, terza dose per tutti a gennaio. I casi Covid continuano ad aumentare e il governo corre ai ripari
A partire da gennaio la terza dose di vaccino sarà con ogni probabilità estesa a tutti. È lo scenario più realistico per tentare di passare un inverno di convivenza il più serena possibile con il covid. L’aumento dei casi c’è, e non può essere ascritto solamente al boom di tamponi dovuto all’obbligo di Green pass, ma la situazione italiana resta sotto controllo, specie se paragonata a quella di tanti altri Paesi europei. Intanto l’invito del ministro della Salute, Roberto Speranza, è rivolto a tutti gli over 60. «Penso sia fondamentale per proteggere ancora meglio i nostri concittadini - spiega - non abbiamo nessun problema di scorte. Siamo in grado di assicurarla a tutti». Poi, conferma il sottosegretario Pierpaolo Sileri, «da gennaio» toccherà al resto della popolazione «scaglionato in base a quando è stata somministrata la prima e la seconda dose». E per la somministrazione del richiamo «siamo assolutamente pronti», assicura il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. «Se la parte scientifica dirà che è utile farla anche per fasce più ampie di età, noi ci siamo», dice ancora mettendo in luce il «grande sforzo organizzativo», compiuto.
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Su questo tema la voce degli esperti è pressoché univoca. «La terza dose va fatta. Abbiamo evidenze che due dosi conferiscono un’immunità che tende a decrescere dopo 6-9 mesi quindi un richiamo contribuisce a bloccare la circolazione del virus», conferma a LaPresse Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale San Raffaele, di Milano. La cartina di tornasole è rappresentata dalla situazione in Paesi «dove si è vaccinato poco come in quelli dell’Est o male come nel Regno Unito», argomenta Clementi mettendo in luce come «l’andamento di questa ripresa dei casi è direttamente proporzionale alla percentuale di vaccinati». Un’altra questione all’ordine del giorno è quella relativa al vaccino monodose Johnson&Johnson. «Si è visto che la protezione tende a decrescere piuttosto velocemente. Chi ha fatto J&J dovrebbe sottoporsi in fretta a una seconda dose di un vaccino a mRna», sottolinea ancora il virologo. La questione dovrebbe essere esaminata nelle prossime riunioni del Cts, la prima si terrà giovedì, altri incontri all’inizio della prossima settimana, insieme a quella relativa alla terza dose del vaccino Moderna, già approvata da Ema.
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E che i vaccini ci abbiano consentito «di riprendere in mano le nostre vite», lo mette nero su bianco il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere «Al Merito del Lavoro». Un elogio agli italiani che hanno affrontato «una prova durissima con responsabilità» e sui quali non possono prevalere «i pochi che vogliono imporre teorie antiscientifiche e violenza insensata». Anche perché - spiega ancora il Capo dello Stato - davanti a un virus che «siamo riusciti a frenare ma non ancora a sconfiggere definitivamente» serve prudenza. A testimoniarlo i dati odierni con 4.054 casi e 48 decessi e la pressione sugli ospedali che, seppur in maniera assolutamente marginale, torna a crescere con +25 ricoveri e +3 terapie intensive.
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