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Cori fascisti e bestemmie durante il convegno degli ebrei: l'incursione su Zoom finisce male

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Questa mattina, la Polizia di Stato, al termine di un’attività investigativa coordinata dal capo della sezione distrettuale antiterrorismo della Procura di Milano dr. Alberto Nobili e dal pm dr. Francesco Cajani, ha eseguito otto decreti di perquisizione delegata nei confronti di altrettanti soggetti indagati per accesso abusivo a un sistema informatico, violenza privata, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa. Le perquisizioni, coordinate dalla Digos della Questura di Milano e dalla Direzione centrale polizia di prevenzione della polizia, sono state effettuate dai poliziotti delle Digos di Bari, Bologna, Brescia, Palermo, Roma, Torino, Trapani e Treviso.

L’indagine trae spunto da un duplice accesso abusivo alla piattaforma Zoom: il primo episodio è accaduto la sera 26 gennaio 2021, quando, in occasione della giornata della memoria, l’Associazione Italia Israele di Venezia ha organizzato un pubblico convegno in diretta streaming, intitolata «Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale». Fin da subito la conferenza è stata disturbata da una intromissione di voci di più persone, frasi inneggianti al duce, offese contro gli ebrei e bestemmie, accompagnate da musica tipica del ventennio fascista.

La seconda intrusione ha avuto luogo nella mattinata del 4 febbraio 2021, sempre in occasione delle commemorazioni per la giornata della memoria, quando il Comune di Cinisello Balsamo (Mi) ha organizzato, curati dal prof. Raffaele Mantegazza, tre incontri didattici intitolati «Lo zaino della memoria», rivolti agli studenti delle scuole medie e superiori chiamati a partecipare all’evento via streaming.

Al terzo incontro, nel corso della videoconferenza si sono intromesse diverse voci con frasi inneggianti al duce e a Hitler, ingiurie contro gli ebrei e bestemmie. L’attività investigativa, focalizzata sulle analisi dei file di log associati agli account della piattaforma Zoom da cui erano partite le incursioni audio e video, ha consentito in un primo momento la localizzazione dei device.

Le perquisizioni hanno portato la polizia a individuare, all’interno di diversi nuclei familiari, gli utilizzatori degli apparecchi elettronici sottoposti a sequestro: si tratta di un 21enne e sette minorenni che interagivano in una chat su Telegram denominata «zoommannari», al momento non risulta più attiva e già fonte di altri episodi simili investigati dalla Polizia, nella quale venivano lanciate e condivise le azioni di hackeraggio e cyberbullismo portate a termine. Quasi tutti i ragazzi coinvolti, che non appartengono a gruppi politicamente orientati, hanno ammesso di aver compiuto un gesto goliardico, minimizzando le conseguenze della loro azione.

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