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Due giganti e tanti divi tv, ecco il vero voto dei virologi star

Carlantonio Solimene
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Gli esperti italiani più autorevoli nel dibattito scientifico mondiale? Sono quelli che si vedono meno in televisione. Mentre i volti ormai diventati familiari per le ripetute apparizioni nei talk sono considerati, dalla comunità scientifica, assai meno influenti. È quanto svela l’H-Index, il parametro elaborato dal database Scopus che classifica i vari scienziati in base alle pubblicazioni effettuate e a quante volte le stesse pubblicazioni sono citate in altri lavori. Una graduatoria che "Il Tempo" aveva già segnalato alcuni mesi fa e che oggi, con i dati aggiornati, non riserva molte sorprese. I vari Roberto Burioni, Fabrizio Pregliasco o Silvio Brusaferro - magari proprio perché perennemente «arruolati» in televisione - continuano a non produrre opere di particolare peso scientifico.

Premessa doverosa: come ogni parametro, anche l’H-Index va maneggiato con cautela. Non è necessariamente detto che un esperto con un parametro basso in questa classificazione sia un cattivo medico o un millantatore. Tutti i dati vanno contestualizzati, altrimenti non si spiegherebbe perché scienziati che hanno avuto un impatto enorme nella storia dell’umanità - si citi il caso di Enrico Fermi, con un H-Index pari ad appena 28 - siano collocati in basso nella graduatoria. Magari in passato si pubblicava e si citava di meno. O magari le opere accessibili gratuitamente sono destinate ad avere un impatto maggiore rispetto a quelle disponibili a pagamento. Come che sia, l’H-Index resta un parametro interessante. E a confermare la sua autorevolezza c’è un aspetto non secondario: il fatto che ai vertici, con il ragguardevole punteggio di 180, ci sia quell’Anthony Fauci giustamente considerato come il riferimento della virologia mondiale.

 

 

 

 

 

E allora, consapevoli di tutti i limiti di una simile graduatoria, vale la pena di dare uno sguardo agli italiani. Per scoprire, come detto, che quelli ai vertici dell’autorevolezza scientifica sono coloro che meno si vedono in tv. A partire da Alberto Mantovani, immunologo e patologo con un rilevantissimo curriculum internazionale e un H-Index appena inferiore a quello di Fauci: 175. Risultati considerevoli sono poi quelli raccolti da Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell’Istituto Mario Negri (169), e Franco Locatelli, coordinatore dell’ormai famoso Comitato tecnico scientifico, che arriva a 108. Quelli citati sono gli unici a raggiungere un punteggio a tre cifre. Gli altri si barcamenano con risultati meno brillanti. E, paradossalmente, la loro notorietà in tempi di pandemia sembra essere inversamente proporzionale all’H-Index. Giovanni Rezza dell’Iss si ferma a 64. Poi c’è il gruppone di esperti impegnati spesso a battibeccare tra di loro e a contraddirsi sulle strategie di contrasto al virus, specie nei primi mesi di pandemia: si tratta di Andrea Crisanti, Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti e Massimo Galli, tutti racchiusi tra i 62 e i 60 punti. Dopo l’immunologo Sergio Abrignani (58) c’è un altro gruppone di esperti che, in quanto a pubblicazioni e citazioni, non hanno lasciato tracce indelebili nel dibattito scientifico. Si tratta di Ilaria Capua (52), Walter Ricciardi (48), Pier Luigi Lopalco (37) e Roberto Burioni (28). Chiudono mestamente la fila Maria Rita Gismondo (26), il portavoce del Cts Silvio Brusaferro (25) e Fabrizio Pregliasco (18).

È evidente che a rendere interessante una simile classificazione è stata soprattutto la proliferazione di esperti in tv fin dall’arrivo del Covid in Italia. Un fenomeno prettamente nostrano che, come «effetto avverso», ha prodotto scontri, fiere della vanità e conseguentemente disorientamento nella popolazione. Che, ansiosa di sapere la verità su un virus sconosciuto, ne ha ricavato solo indicazioni contrastanti. Le mascherine? Non servono, anzi sì. Gli asintomatici? Non contagiano, però forse sì, anzi sicuramente. Tutti i vaccini sono uguali, ma probabilmente quelli a mRna sono meglio. Anzi, quelli a vettore virale meglio non usarli più. Sarebbe stato più utile, va ribadito, avere una sola voce autorevole e, in alcuni casi più prudenti. Un Fauci, magari. E gli altri ad ascoltare.

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