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Che Tempo Che Fa, Franco Locatelli e il vaccino Johnson: "Quando fare la seconda dose"

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Giada Oricchio
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Nuova dose per i vaccinati Johnson and Johnson? Franco Locatelli esita a “Che Tempo Che Fa”. Il presidente del Consiglio superiore di Sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico durante l’emergenza Coronavirus, ospite del programma domenicale di Fabio Fazio su Rai3, domenica 24 ottobre, ha spiegato che l’Italia sta meglio di altri Paesi europei, Germania compresa, per aver scelto riaperture graduali e per aver fatto una campagna vaccinale per categorie, “non certo per un caso”.

Locatelli rinnova l’appello a vaccinarsi come gesto di amore verso sé stessi e verso la collettività, ma ha un attimo di esitazione e imbarazzo quando Fazio gli domanda cosa succederà a chi ha ricevuto il Johnson&Johnson, vaccino a unica dose: “E’ vero che queste persone si devono vaccinare entro due mesi dall’inoculazione?”, Locatelli osserva: “Il J&J ha ottenuto l'approvazione della somministrazione monodose; in queste ore c’è la notizia di una revisione da parte di Fda (l'agenzia americana nda) e forse arriverà anche da Ema (Agenzia europea per i medicinali è l'agenzia dell'Unione europea nda), per la somministrazione di una seconda dose con un vaccino mRna (dunque l’eterologa con Pfizer o Moderna, nda) che avrebbe anche il vantaggio di generare una risposta immunologica anche migliore”.

Il giornalista però insiste: “Ma anche dopo due mesi? Perché per molti sono passati, dovrete far presto” e il professore, seppur tentennante, assicura: “Anche somministrandolo oltre 2 mesi non inficia l'efficacia. Appena arriva l’ok, saremo veloci”.

Locatelli promuove il vaccino per i bambini 5-12 anni: “E’ sicuro, dopo la richiesta Pfizer, FDA ha confermato che i benefici superano di gran lunga qualsiasi rischio e sarà impiegato un terzo della dose di quella che abbiamo ricevuto noi”. Più cauto sulla terza dose per tutti rispetto ad altri colleghi: “E’ certamente raccomandabile per persone con fragilità, con patologia concomitante o per ragioni anagrafiche e per soggetti immunodepressi. E’ possibile che più in là arriveremo a considerarla anche per i più giovani”. La campagna vaccinale procede abbastanza spedita, ma il membro del CTS non esclude il vaccino obbligatorio: “Qualora se ne ponessero gli estremi e le condizioni si potrebbe arrivare a considerare l’obbligo vaccinale”.

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