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Il Covid sta devastando la Romania: ospedali senza posti letto, obitori pieni e medici esausti

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Ogni giorno che passa il Covid sta travolgendo sempre di più la Romania. In un lungo articolo del Financial Times la situazione viene descritta come devastante: “Le ambulanze che trasportano pazienti affetti da coronavirus fanno la fila fuori dalle terapie intensive, gli ospedali sono a corto di letti, gli obitori sono stracolmi e i medici si stanno esasperando oltre ad essere esausti. La maggior parte dei malati non sono vaccinati. Alcuni muoiono aspettando di essere visitati”.

 

 

Il dato giornaliero del paese dell’Europa orientale, pari 19 morti per milione di abitanti registrato il 20 ottobre è il più alto del mondo, appena davanti alle vicine Bulgaria e Moldavia. "La situazione è critica. Siamo frustrati... Le persone si rifiutano di essere vaccinate. Anche dopo che abbiamo detto loro del rischio di prendere il Covid in forma grave non cambiano idea”, ha detto al FT Radu Tincu, uno specialista della terapia intensiva dell'ospedale Floreasca di Bucarest, la più grande struttura di emergenza della Romania. Le statistiche sul virus dell’Est Europa sono in netto contrasto con quelle dell'Europa occidentale, dove i tassi di mortalità sono inferiore di circa dieci volte.

 

 

Gli esperti di salute danno la colpa della situazione alla diffusa sfiducia nei confronti del governo e nella classe dirigente romena, un retaggio che risale all'era sovietica: la conseguente esitazione sul vaccino e la riluttanza ad accettare le limitazioni imposte per contenere il contagio sono le cause dell’impennata di positivi. “La gente non si fida delle autorità, a nessuno importa delle regole”, ha detto Octavian Jurma, un medico e statistico sanitario rumeno. Ma Andrei Baciu, l'alto funzionario per l’emergenza Covid della Romania, ha negato che la colpa sia della politica turbolenta e si è detto certo che le restrizioni introdotte in settimana dovrebbero aiutare a portare le infezioni ad un livello controllabile. La Romania ha vaccinato con due dosi poco meno di un terzo della sua popolazione totale, il secondo dato più basso nell’UE. Dietro c’è solo la Bulgaria, ferma al 20% di inoculati.

 

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