orgoglioso di quanto fatto
Open arms, domani al via il processo a Matteo Salvini: ho servito il mio paese, dovere sacro
Inizia domani nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo il processo a carico dell'ex ministro dell'Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per il caso Open Arms, la nave che nell'agosto del 2019 rimase per quasi tre settimane in mare in attesa di un porto di sbarco. La vicenda sul fronte migranti fu una delle più tormentate: dopo aver salvato 161 naufraghi, l'imbarcazione rimase in mare dal primo al 20 agosto. Le richieste di approdo rimbalzarono tra Malta e Italia finché la nave si avvicinò a Lampedusa. La svolta arrivò solo quando salì a bordo, per un sopralluogo, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio con dei medici che constatarono una situazione ormai insostenibile, con 15 persone che si erano buttate in mare nel tentativo di raggiungere la riva. La procura dispose il sequestro della nave, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio. Era il 20 agosto: la nave attraccò a Lampedusa con 83 persone a bordo.
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Per la procura di Palermo, Salvini "provocava l'illegittima privazione della libertà personale dei predetti migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile, precisamente, dalla notte tra il 14 ed il 15 agosto 2019 sino al 18 agosto 2019, quanto ai soggetti minorenni, e per tutti gli altri sino al 20 agosto 2019, data in cui, per effetto dell'intervenuto sequestro preventivo della nave, disposto dalla procura della Repubblica di Agrigento, venivano evacuate tutte le persone a bordo. Fatto aggravato per essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età". L'accusa, quindi, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, l'aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara si è soprattutto concentrata sulla mancata concessione dei porti italiani all'attracco della Open Arms, un atto non politico ma esclusivamente amministrativo su cui Salvini avrebbe agito in completa autonomia, informando il premier e il consiglio dei ministri solo a cose fatte. Il tribunale dei ministri di Palermo, prima, e poi un giudice delle indagini preliminari, hanno ritenuto l'accusa fondata.
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"Ritengo di aver fatto il mio dovere non come ministro ma come cittadino italiano, visto che l'articolo 52 della Costituzione scrive che la difesa della Patria è un dovere sacro. Se ciò mi deve costare un processo con una condanna che può arrivare a 15 anni di carcere, sono pronto in totale serenità e con l'orgoglio di aver servito il mio Paese", ha ribadito Salvini. "Spero solo che il processo non duri troppo e che non costi troppo ai contribuenti italiani - ha aggiunto -. Ed entro in quell'aula di tribunale domani forte del fatto che un altro tribunale su un episodio identico ha stabilito che non c'è stato nessun reato, ma ho assolto al mio dovere. Se a Catania la pensano così, confido che a Palermo la pensino così”. Domani, come annunciato nei giorni scorsi dallo stesso ex ministro, tra i teste ci sarà anche Richard Gere. "Testimonierà contro di me nel processo Open Arms a Palermo", aveva spiegato il leader della Lega, che domani sarà presente in aula. Ventitre le parti civili ammesse a processo: dai rappresentanti di Open Arms ad Emergency, dall'Arci a Legambiente fino agli otto migranti che erano a bordo dell'imbarcazione rimasta per sei giorni in mare per il divieto di attraccare nel porto di Lampedusa.