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Non è l'Arena, "green pass come il nazismo". Il paragone choc del manifestante: il regime è iniziato così

Giorgia Peretti
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Si continua a discutere sul tema del green pass obbligatorio negli studi di Non è l’Arena. Dopo le rivolte delle piazze italiane, prima quella di Roma sfociata nell’assalto alla CGIL, poi quelle dei portuali di Trieste sgomberati dagli idranti della polizia e per finire quella di Torino, nella puntata di mercoledì 20 ottobre, Massimo Giletti ospita i rappresentanti dei principali movimenti attivisti. Marco Liccione, leader del movimento “no green pass” 'La variante torinese’ e Momi El Hawi, rappresentante di “Io Apro” intervengono nello studio di La 7 per esporre la propria causa ma finiscono per ricevere la strigliata dal padrone di casa. Giletti va dritto al punto: “Quello che non mi piace è che là dentro c’erano delle svastiche che è un’esasperazione di questo simbolismo. Lei lo sapeva o no, perché lei era lì?”. Il primo a rispondere è Liccione: “Le persone sono arrivate ad un limite che non può essere più tollerato. Negli occhi delle persone vedo la scritta 'ho fame', 'sono disperato'. La televisione è distante da noi queste piazze sono piene da mesi”.

 

 

Ma il conduttore lo riporta sulla domanda: “Si però lei timbra lo Stato Italiano con una svastica”. Il leader della Variante Torinese ammette: “È un po’ esagerato, sì”. “Un po’? Io un po’ lo toglierei”, sottolinea Sandra Amurri opinionista fissa del salotto di Giletti. Ma il manifestante prosegue: “Io penso che prima si debba vivere la situazione del popolo, la si deve vivere. I giornalisti stanno in una campana di vetro e non vanno in mezzo alle persone per capire come stanno”. A questo punto il conduttore lo bacchetta: “Si ma io le svastiche non le paragonerei”. A fare da spalla a Liccione è l’esponente di “Io Apro”, movimento al centro della polemica per aver partecipato all’assalto contro la sede romana del sindacato. “Perché allora la gente accomuna questo che sta accadendo con i fattacci di 80 anni fa? C’è sicuramente un qualcosa che nel comportamento nell’atto discriminatorio… Io posso capire chi accomuna questa cosa”, dice El Hawi.

 

 

Giletti sbotta: “Ma ragazzi la storia del nazismo l’avete conosciuta? C’è un’ignoranza di fondo, proprio culturale. Ma teneteli lontano, sono altre cose il nazismo”. “È partita così anche 80 anni fa, è partita discriminando prima nella scuola poi nei locali. La storia è ciclica e quindi è normale che si faccia un paragone con quello che è successo tempo fa”, continua l’ospite. Sandra Amurri toglie le parole di bocca al padrone di casa: “Ma non è paragonabile, bisogna distinguere le due cose. Non potete dire che la discriminazione degli ebrei è uguale a questo”.

 

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