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Manovra, 8 miliardi per il taglio delle tasse. E sulle pensioni spunta quota 102: come funziona

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Si va verso lo stanziamento in legge di bilancio di 8 miliardi per il taglio delle tasse. È quanto sarebbe emerso durante la cabina di 
regia in corso a Palazzo Chigi sul Documento programmatico di bilancio secondo quanto riferiscono fonti di governo. 

 

Trattative in corso:  Mario Draghi e Daniele Franco sono al lavoro per mettere a punto una manovra «espansiva», fatta di misure che - come ha anticipato il premier - contribuiscano a rendere la crescita «equa, sostenibile e duratura». Nonostante i circa 25 miliardi che il Governo sarebbe intenzionato a mettere sul piatto, però, gli azionisti della maggioranza restano sul ’chi va là’, con gli occhi puntati ognuno sui propri provvedimenti ’bandiera'. Ora che la tornata delle Amministrative si è conclusa, la campagna elettorale permanente dovrebbe segnare qualche settimana di tregua, Draghi vuole accelerare. Anche perché il Documento programmatico di bilancio (le tabelle che di fatto costituiscono lo scheletro della manovra), anche se i termini previsti dal calendario europeo non sono perentori, andava notificato a Bruxelles venerdì scorso e la manovra vera e propria va presentata alle Camere entro il 20 di ottobre.

 

 Certo, i nodi da sciogliere restano e sono al centro della girandola di incontri chi gli ’sherpa' economici di alcuni partiti hanno con il titolare del Mef e i tecnici di palazzo Chigi. Domani mattina, invece, il presidente del Consiglio dovrebbe riunire i capidelegazione per fare il punto e quindi approvare in un Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi nel pomeriggio il Dpb. Qualche giorno in più dovrebbe invece rendersi necessario per mettere nero su bianco l’articolato della legge di bilancio, con una nuova riunione del Governo da tenersi al rientro di Draghi dal Consiglio europeo venerdì o nel fine settimana (anche se non si esclude slitti ancora).

È su quota 100 e reddito di cittadinanza che lo scontro si annuncia più duro. Draghi si è detto pronto a rivedere entrambe le misure, costose e non in linea con gli obiettivi prefissi. Matteo Salvini resta sul piede di guerra: «Un eventuale ripensamento del governo non avrà mai il sostegno della Lega», taglia corto. Il provvedimento, però, andrà comunque a scadenza il 31 dicembre e sembra assai poco probabile si arrivi a una proroga, pur provvisoria. Una strategia di modifica potrebbe essere quella di ampliare la platea delle 15 mansioni usuranti sin qui previste per l’ape sociale. La commissione Damiano ha stilato una lista di 92 lavori gravosi o a rischio e potrebbero essere una ventina le specifiche da prendere in considerazione.

 

Un’altra possibilità potrebbe essere quella di modulare in modo diverso la flessibilità, prevedendo - invece dei 67 anni per andare in pensione previsti dalla legge Fornero - un  range tra 62 e 64 anni accompagnato da un numero di contributi inferiori ai 38 previsti da 
quota 100, la cosiddetta ’quota 102’. Uno scivolo che permetterebbe di andare in pensione con 38 anni di contributi e 64 anni d'età: 102 e non più 100. 

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