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Addio a Luigi Amicone, il fondatore di Tempi morto a 65 anni. Il ricordo emozionante dei colleghi

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Lutto nella cultura e nel mondo cattolico. È morto nella notte a Monza, stroncato da un infarto, il giornalista e scrittore Luigi Amicone, fondatore del settimanale Tempi. Amicone aveva compiuto 65 anni il 4 ottobre scorso.

"Il nostro amico e fondatore", si legge sulla home page del sito online del settimanale che ricorda Amicone e lo definisce “capotribù - assieme alla moglie Annalena – di una famiglia numerosa, 6 figli, cui va ora il nostro pensiero e la nostra preghiera".

"Pneumotorace e conseguente arresto cardiaco, dicono i medici. Ancora ieri discutevamo con lui di un articolo da scrivere, di un intervento da pubblicare su Tempi, di come commentare l’ultimo sviluppo di cronaca. La notizia della sua morte ci coglie all’improvviso e impreparati, come sempre accade", si legge nell'articolo da cui trapela lo sgomento per una morte che ha sorpreso tutti. "Che don Giussani, il suo amico e maestro, che aveva per lo spirito libero e gioviale di Amicone una predilezione, ci guidi in questo momento di smarrimento, ricordandoci di confidare sempre in quel Destino al cui cospetto si trova ora il nostro carissimo amico Gigi".

Numerosi i ricordi sui social da parte di giornalisti, scrittori, politici e intellettuali oltre che da parte dei suoi lettori. "Un fine scrittore, un acuto giornalista, ma soprattutto un amico. Si è spento, troppo presto, Luigi Amicone, che ho avuto modo di apprezzare come consigliere comunale dai banchi dell’opposizione. Non dimenticherò mai il suo acume e la sua passione per la nostra città" ha scritto in un tweet il sindaco di Milano Beppe Sala. 

Tra i ricordi spicca quello di Mario Adinolfi, del Popolo della famiglia. "È morto nella notte il mio caro amico Luigi Amicone per un infarto. Volle dedicarmi una copertina di Tempi in cui mi descrisse come un 'pericolo pubblico' - scrive su Twitter - Discutevamo molto, qualche volta in tv ci capitò pure di litigare. Ma Luigi ci credeva. Dio, se ci credeva. Che dolore".

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