L'ennesimo pasticcio del Cts. Balletto sul green pass: dubbi sui 12 mesi di durata
A inizio settembre la durata del green pass è stata estesa da nove a dodici mesi. Una mossa quasi obbligata, perché altrimenti da lì a poco sarebbero scaduti tutti i certificati verdi di coloro che si erano vaccinati a gennaio. La decisione del governo è stata supportata da un parere rilasciato dal Comitato tecnico scientifico di pochi giorni prima, il 27 agosto. Il verbale di quella seduta è stato appena desecretato. La versione consultabile è una sintesi opportunamente edulcorata per il pubblico. Ma apprendiamo comunque che, a differenza di altre volte, si è svolta «un ampia e articolata discussione nel corso della quale» hanno preso la parola diversi componenti del Cts. Alla fine, gli esperti hanno deciso all’unanimità di allungare la validità del green pass a dodici mesi. Eppure, dopo il suddetto «articolato» dibattito, i luminari governativi hanno rimesso tutto in discussione.
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Si legge testuale: «La valutazione in merito all’estensione della certificazione verde sino a 12 mesi potrà essere in futuro, eventualmente, rivista, qualora emergano nuovi dati o siano pubblicati studi scientifici che orientino verso diversa conclusione». Insomma, nella stessa seduta in cui il Cts ha esteso la durata a 12 mesi, ha contemplato anche la possibilità di ridurla in futuro. Ecco come gli esperti guidati da Silvio Brusaferro (Iss) e Franco Locatelli (Consiglio superiore di sanità) scelti dal governo, sono giunti a questa valutazione. Si legge nel verbale: «Sebbene alcuni studi scientifici mostrino nel tempo un calo del titolo anticorpale anti Sars-CoV-2 nei soggetti vaccinati e una riduzione dell’immunità sterilizzante offerta dai vaccini, le evidenze ad oggi disponibili (siamo al 27 agosto, nd3) indicano che i soggetti compiutamente vaccinati mantengono, rispetto ai soggetti non vaccinati, elevata protezione rispetto al rischio di essere contagiati e, ancor più marcatamente, rispetto al rischio di sviluppare patologia grave (con un’efficacia secondo i più recenti dati dell’Istituto Superiore di Sanità, quantificabile nell’ordine del 97%), grazie alla generazione e persistenza nel tempo dei linfociti B e T di memoria che, in caso di contatto con/esposizione a Sars CovV-2, sono in grado di attivare una risposta immunologica adattiva protettiva rispetto allo sviluppo e progressione di forme gravi di patologia Covid-19».
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Il Cts, quindi, ritiene che il vaccino, e quindi il green pass, assolva bene il proprio compito anche dopo nove mesi. Ma questa valutazione potrebbe essere rimessa in discussione da altri studi futuri. Studi che, nel frattempo, sono iniziati ad uscire. Come quello di inizio ottobre pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, e condotto su 3,4 milioni di persone di età superiore ai 12 anni in California che hanno ricevuto la doppia dose Pfizer. I risultati confermano l’efficacia della risposta vaccinale per quel che riguarda i ricoveri ospedalieri e ben oltre i 3-4 mesi dalla vaccinazione completa, mentre un calo considerevole è stato osservato per quel che riguarda le infezioni: la protezione al contagio, infatti, passa dal 93% al 53% nel giro di quattro mesi. Un lasso di tempo molto inferiore rispetto ai dodici mesi del green pass italiano.
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