Green pass obbligatorio al lavoro, Piroso denuncia la falla: perché nel pubblico basta l'autocertificazione?
Due pesi e due misure per il green pass obbligatorio? Antonello Piroso racconta su la Verità quanto gli è accaduto in un ufficio pubblico di Roma, il municipio dove si è recato per rinnovare la carta di identità del figlio.
Per entrare, racconta il giornalista, non viene cheisto il green pass ma una autocertificazione, anche perché la struttura non sarebbe collegata al web e non sarebbe così possibile controllare i certificati verdi.
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"Benvenuti nella stagione del greenpass, dal 15 ottobre obbligatorio per il settore privato ma anche in parte per quello pubblico (Parlamento compreso)" scrive il giornalista che chiarisce: "Sono un vaccinista e un vaccinato, ho il greenpass e mi attengo alle regole".
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"Qui ormai siamo a «quattro passi nel delirio», dalle parti del Comma 22: lo Stato ti invita a vaccinarti anche perché così hai l'indispensabile green pass, salvo poi scoprire che per accedere ai suoi uffici è sufficiente l'autocertificazione. Non basta. Anche all'asilo di mio figlio mi viene richiesto il green pass. Ogni giorno. Fino al capolavoro dell'altro ieri per cui, dopo averlo accompagnato, tornato a casa ho realizzato di non avergli messo nello zainetto il quaderno su cui disegna. Sono uscito di corsa per portarglielo (la scuola è a un quarto d'ora), ma dimenticando il telefonino su cui ho scaricato il mitico talismano. Incontro la stessa cortese signora di prima, che mi esorta: «Il green pass, prego». E qui mi sono sentito come Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, con il doganiere che continua a chiedergli un fiorino. «Sono sempre il papà di Romeo, vengo tutti i giorni, ero qui mezz' ora fa». «Ha ragione, ma è la legge. Io devo controllare il suo green pass ogni volta. Metta poi che io la faccio entrare, e arriva un controllo, che facciamo?». Giusto", scrive sconsolato Piroso.