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Covid, la Corte dei Conti indaga sull'Aifa per aver rifiutato gli anticorpi monoclonali gratis

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Una storia che mette ancora più in crisi chi ha dovuto gestire la pandemia Covid. Nell’ultima puntata di Fuori dal Coro su Rete 4 è stato rivelato che 10mila dosi di anticorpi monoclonali per la cura del Covid sarebbero stati offerti gratuitamente da un’azienda farmaceutica e rifiutati dall’Agenzia italiana del farmaco. Sulla vicenda “sono in corso verifiche” da parte della Procura regionale della Corte dei Conti per il Lazio, “e si stanno acquisendo ulteriori elementi”. Sul caso è stata aperta un’istruttoria - come conferma la stessa Corte dei Conti - dopo la presentazione di un esposto da parte di un’associazione. La questione era stata discussa dall’Aifa tra ottobre e novembre 2020.

 

 

L’ok dell’Agenzia del farmaco è arrivato poi a marzo, diversi mesi dopo, quando però quelle dosi erano diventate a pagamento. La Corte dei Conti sta quindi verificando se sia stato causato un danno erariale, oltre ovviamente al pensiero per le vittime del virus che si sarebbero potute salvare. La decisione di dire no all’offerta, svela La Verità, sarebbe stata presa in una riunione del 29 ottobre 2020, a cui parteciparono Gianni Rezza per il ministero della Salute, Giuseppe Ippolito, membro del Cts, e il professor Guido Silvestri, virologo della Emory university di Atlanta.

 

 

Della vicenda ha parlato anche Ranieri Guerra, ex direttore vicario dell’Oms, nel suo libro ‘Controstoria della pandemia’: “L’ospedale salva le vite dei malati ed è fondamentale, ma la medicina territoriale è quella che salva anche gli ospedali, a maggior ragione quando può intervenire anche clinicamente, ad esempio con l’indicazione precoce per la terapia con anticorpi monoclonali. Di questo parlai a lungo sia col ministro Speranza sia con alcuni colleghi del ministero e dell’Aifa, stimolato da un’altra donazione che nel frattempo l’amico e collega Guido Silvestri era riuscito a mobilizzare dall’università Emory, in Georgia (Usa), dove lavora. Ci sarebbero arrivate diecimila dosi di anticorpi da utilizzare in un contesto clinico che doveva essere preparato urgentemente. In apparenza erano tutti d’accordo, e i colleghi dello Spallanzani avevano già disegnato il protocollo, ma, all’atto pratico, non se ne fece niente e anche questa opportunità sfumò”.

 

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