Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il caso Morisi e la gogna vile che nasconde l'attacco politico a Salvini

Franco Bechis
  • a
  • a
  • a

Non conosco né ho mai incontrato Luca Morisi, e di lui so quello che ho letto come tutti voi. Da anni è l’autore e regista della presenza social di Matteo Salvini, nonché inventore di qualche campagna che dire rude sarebbe poco e di altre che almeno a me sembrarono stucchevoli come fu quella del «Vinci Salvini». Per gran parte degli opinionisti il grande successo elettorale della Lega e del suo leader fu opera di Morisi e del suo estremismo social, facesse uso di spada o di miele. Può essere, anche se forse restando un po’ all’antica penso che ben pochi voti reali nell’urna siano dovuti alla creatività di questo mago social oggi reietto dai più e alla «Bestia», come veniva chiamata la sua macchina social. Di sicuro hanno fatto presa (io penso più grazie alle sue presenze tv e a vorticosi tour in piazza) le campagne di Salvini sull’immigrazione, sulla difesa della piccola e media industria e delle partite Iva, sull’insofferenza di regole strette di una Ue che ci aveva messo le mani alla gola da tempo e anche sulla famiglia tradizionale e sulla protezione dei giovani dalla droga. Capisco che avendo sventolato queste bandiere per anni sia una tempesta sapere all’improvviso che Morisi, il creativo di Salvini, abbia trascorso una notte nel cuore di agosto in compagnia di un paio di giovani uomini- escort di nazionalità rumena e probabile origine rom a consumare droghe pesanti in un bel festino. Difficile pensare che la notizia potesse non essere data con evidenza, perché è un caso di scuola di giornalismo. Per fare l’esempio più classico, siamo davanti al caso straordinario di un uomo che morde il cane e non a quello comunissimo del cane che morde l’uomo.

 

 

Ma da due giorni a tutte le ore del giorno della sera e della notte il «caso Morisi» è stato al centro del palinsesto in ogni rete tv. Su La7 martedì è stata una vera maratona Morisi partita da Lilli Gruber che ospitava un plotone di esecuzione con i fucili puntati sul creatore della Bestia, ed è proseguita fino a tarda notte da Giovanni Floris che ne aveva un altro ben nutrito, con la sola eccezione di un Giuseppe Conte signorile come raramente si è visto in politica. Nella truppe schierate c’era un po’ di tutto: un mix di vittime di post aggressivi attribuiti a Morisi (da Elsa Fornero a Ilaria Cucchi), e opinionisti che avrebbero attaccato il creativo e il suo dante causa (Salvini) anche non avessero pubblicato altro che poesie d’autore sui social: fra gli altri Antonio Padellaro e Andrea Scanzi. Intendiamoci, è pieno diritto di chiunque ritenga di essere stato trattato per le spicce e anche peggio dai social di Salvini non solo esultare per i guai di chi li ha fatti penare, ma anche cogliere l’occasione per togliersi sassolini e sassoloni dalla scarpa. Però tra la notte brava e incoerente di Morisi e il fiume di lava che si è versato su di lui con notizia data in apertura di telegiornali e la staffetta fra canali tv durata 48 ore, mi sembra che quella davvero bestiale sia la seconda.

 

 

Non ho visto nei commenti e nelle maratone Morisi meno bestialità di quella attribuita ai social leghisti da lui gestiti in questi anni. In due giorni sono riusciti a pareggiare il conto e a me sembra anche andare parecchio oltre. Bestia contro Bestia, dunque. Ma con la vigliaccheria della prima che ruggisce davvero solo quando vede l'altra ferita, a terra, impossibilitata a reagire. Sappiamo bene che di Morisi non frega un fico secco a nessuno di quelli che oggi si indignano. E infatti l'obiettivo non è lui, che pure viene sacrificato alla bisogna, ma Salvini a cui da tempo si vuole fare pagare un conto che non ha mai il totale. D'altra parte gli stessi che oggi si indignano tre lustri fa sostenevano l'esatto opposto, quando saltò fuori una serata di analogo imbarazzo (ma senza droga) dell'allora portavoce di Romano Prodi. I Padellaro e compagnia fecero muro a protezione del poveretto, e nessuno per altro cercò di coinvolgere nella disavventura lo stesso Prodi. È dunque battaglia politica, non altro, e anche chi dovrebbe mostrarsi super partes quando vede a terra esanime qualcuno che nel suo intimo schifa e vorrebbe combattere, trova il coraggio dei vili: sputare pure sul ferito grave. Una scelta rivoltante, non ho altro termine per dirlo.

 

Dai blog