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"Incompatibile con la Costituzione e illegittimo". A Non è l'Arena l'intervista al vicequestore contro il green pass

Giorgia Peretti
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“Lo rifarei”. Nunzia Alessandra Schilirò apre così la prima puntata della nuova stagione di “Non è L’arena”, mercoledì 29 settembre. Il programma di approfondimento di La 7 condotto da Massimo Giletti riapre i battenti ospitando la vicequestore finita al centro della polemica per le sua dichiarazioni anti-green pass in Piazza San Giovanni, a Roma. Le parole di dissenso contro il provvedimento ora rischiano di farle perdere il lavoro, visto il provvedimento disciplinare in corso. “Io sono salita sul palco come libera cittadina”, esordisce. Il Green Pass è “illegittimo perché viola la dichiarazione universale dei diritti umani. Viola la carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, viola l'articolo 36 del decreto istitutivo del Green pass a livello europeo che dice che il green pass non può essere mai uno strumento di discriminazione. Io ho giurato sulla Costituzione quindi io non esercitavo soltanto il mio diritto, ma anche un mio dovere. Non posso tacere perché la libertà il diritto al lavoro non può essere limitato da una tessera, questo è incompatibile con la nostra costituzione”. L’intervento della vicequestore verte attorno all’aspetto giuridico della misura. La Schilirò ribadisce: “Viola la costituzione che è una fonte di diritto sovraordinata superiore rispetto a ogni altra legge. Non ha nessun fondamento né costituzionale né sanitario”. “Non le chiedo se è vaccinata…”, si inserisce Giletti. “È un dato sensibile e non sono tenuta a dirlo”, risponde l’ospite. “Io sono per la libertà di scelta”, prosegue l’ospite.

 

 

Poi paragona la scelta del vaccino a quella di coloro che “decidono di fare interventi di chirurgia estetica”. In seguito sottolinea l’esistenza delle cure alternative: “Credo che questo virus vada combattuto assolutamente con tutte le armi a nostra disposizione quindi abbiamo le cure domiciliari, abbiamo il vaccino, abbiamo la terapia al plasma. Cioè ci sono diverse terapie non c'è solo il vaccino”. Sul finale risponde anche alla ministra degli Interni Luciana Lamorgese, che ha ritenuto l’accaduto “gravissimo”: “La ringrazio perché io  io mi sento una persona comune, quindi io non penso di avere tutta questa importanza. Io credo nello Stato, credo nelle istituzioni e nonostante tutto lo rifarei”. Infine, conclude: “Se siamo in democrazia questo si vedrà. Se sarò punita, cacciata o sospesa dal lavoro non credo lo sia”.

 

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