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Suprematismo vaccinista e dittatura del fanatismo: col green pass sarà boom di cause di lavoro

Gianluigi Paragone
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Nessuna sospensione, ma allontanamento per assenza ingiustificata e perdita della giornata. Cioè niente soldi. La burocrazia del Green Pass si materializza nelle sue assurdità tanto che nessuno più ci capisce qualcosa. Le chat dei lavoratori come quelle dei datori di lavoro vanno alla ricerca del risvolto pratico di una modalità di cui sfuggono parecchi aspetti. Per tutti è un compromesso per non affondare ma a questo punto non si comprende perché per i sanitari la sospensione c’è e per tutti gli altri no. Toccherà ancora una volta alla magistratura cercare di venirne a capo visto che i ricorsi degli avvocati del lavoro si moltiplicheranno alla velocità della luce.

 

 

A proposito. Nei palazzi di giustizia capiterà che cancellieri e magistrati dovranno mostrare il lasciapassare mentre gli avvocati ne sono esentati, alla faccia della sicurezza degli ambienti di lavoro o comunque condivisi. Anche in questo caso non si escludono ricorsi e contestazioni. Non c’è più un senso logico nella dittatura del fanatismo, se non che il “bullismo di Stato” penetra sempre più nel tessuto delle nostre vite. Persino il parlamento diventa accessibile con limitazioni: nemmeno il fascismo osò fermare all’ingresso deputati e senatori. Quel che resta dell’opposizione dovrà conformarsi alla regola del suprematismo vaccinista. Che però mostra le sue prime crepe. Andando in giro in questa incolore campagna elettorale sto registrando una crescente antipatia nei confronti del governo e dei medici da parte persino di persone vaccinate: <Stanno esagerando>.

 

 

In tutta onestà inizio a pensare che la rigidità imposta dal Palazzo e dal Sistema coincida con il fallimento di una classe dirigente salutata come “la più brava”, come “competenza salvifica”, circa la soluzione di problemi che si ripropongono nella medesima versione e che restano esattamente appesi alle stesse criticità. A cominciare dalla scuola e dai trasporti. Draghi - quello che “meno male che ora arriva Draghi” - farà presto i conti con la rabbia popolare montante, provocata da bollette sempre più care, dall’aumento della benzina; da crisi aziendali e licenziamenti più facili, dal rincaro del grano con conseguente ricaduta su pasta, pane e derivati. Per non dire delle cartelle esattoriali che ripartiranno ad aggredire famiglie e piccoli operatori economici, i quali sentiranno il fiato sul collo da parte delle banche le quali non concederanno più spazi di rientri dilazionati. Da ottobre la somma di queste tensioni non sarà facile da gestire. Dicono che vogliono tutelare la nostra salute: ammesso (e non concesso) che sia così, una popolazione “sana” ma sull’orlo di una crisi di nervi sarà un problema.

 

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