la svolta
Ecco la pillola anti-Covid di Pfizer: l'arma finale per sconfiggere la pandemia
È in arrivo la pillola anti-Covid. Grazie a un farmaco già utilizzato nella cura dell’Hiv. Sarà da prendere subito dopo la manifestazione dei primi sintomi. Ma potrà essere utilizzata anche come prevenzione, nel caso in cui si entri in stretto contatto con chi è stato contagiato. È la nuova arma per sconfiggere la pandemia. A produrla sarà Pfizer, il colosso farmaceutico statunitense da cui dipendono ormai le sorti degli Stati Uniti e dell’Europa. La nuova frontiera della lotta al Covid è stata illustrata dai vertici dell’azienda nel corso della "Conferenza sanitaria globale" organizzata da Morgan Stanley il 14 e il 15 settembre scorso. Per l’occasione, la banca d’affari americana ha convocato Frank D’Amelio e Angela Hwang. In Pfizer ricoprono rispettivamente il ruolo di direttore finanziario e di presidente del gruppo sui biofarmaci. È D’Amelio a spiegare nel dettaglio in cosa consisterà questa pillola curativa: «Stiamo sviluppando una terapia orale antivirale perché crediamo che le opzioni di trattamento saranno fondamentali. Pensiamo che un farmaco orale sia un tassello fondamentale per venire a capo della pandemia. In caso di successo, il nostro inibitore della proteasi (un tipo di farmaco che inibisce alcuni enzimi coinvolti nella produzione delle proteine, ndr) ha il potenziale per fornire ai pazienti infetti da Covid-19 una nuova terapia orale». Come funzionerà? «Potrebbe essere prescritto per un ciclo di trattamento di 5 giorni al primo segno di infezione, prima che i pazienti vengano ricoverati in terapia intensiva».
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D’Amelio la definisce una terapia dalla funzione «profilattica». Non sarà riservata solo alle persone che hanno contratto il virus. Ma anche a coloro che sono «a stretto contatto con qualcuno che contrae il Covid-19». «Studieremo cicli di prevenzione post-esposizione sia di 5 che di 10 giorni - spiega ancora il direttore finanziario di Pfizer - Abbiamo iniziato un programma di sviluppo di Fase 2 di 3». Lo studio coinvolge 3.000 partecipanti. «Il primo settembre abbiamo annunciato che al primo partecipante era stato somministrato il farmaco per valutare la sicurezza e l’efficacia dell’inibitore della proteasi orale negli adulti non ospedalizzati a basso rischio di malattia grave - continua D’Amelio - In caso di successo, crediamo che possa essere autorizzato in via emergenziale nel quarto trimestre di quest’anno». Questo inibitore della proteasi si chiama Ritonavir. Come detto, è già stato utilizzato nel trattamento dell’Hiv. Per capire se potrà davvero essere efficace nel contrastare il Covid, come spera Pfizer, bisognerà attendere il 26 novembre, con la presentazione dei primi risultati alla Fda, l’agenzia del farmaco Usa. Poi, i dati definitivi, saranno consegnati l’8 aprile.
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La strategia anti-coronavirus non si esaurisce qui. Innanzitutto, ci sono le terze dosi, che l’azienda americana ritiene ormai inevitabili per tutta la popolazione. Ne è convinta Angela Hwang, che spiega: «Pensiamo che dovremo fare il terzo booster stagionalmente, una specie di richiamo annuale». È la conferma di ciò che ormai abbiamo capito tutti: il vaccino anti-Covid diverrà come quello per l’influenza. A cambiare le carte in tavola, però, potrebbero essere le varianti. La responsabile del gruppo sui biofarmaci di Pfizer, infatti, ipotizza un «nuovo vaccino». Sarò possibile farlo in breve tempo, assicura la Hwang, in 110 giorni.